martedì, maggio 29, 2007

Cent'anni di solitudine


Ho finito di leggere "Cent'anni di solitudine" di Gabriel Garcia Marquez.
Non lo ritengo un capolavoro, a differenza di molti, e neanche un ottimo libro; è un buonissimo libro che poteva essere scritto un po' meglio e forse poteva essere un po' più corto senza perdere nulla.
Un buon inizio ed una fine migliore, mentre nel mezzo sembra un libro "stanco", che non ha voglia di raccontarsi, il corpo centrale sembra solo un pretesto per giungere alla parte conclusiva.
Complessivamente comunque un libro che consiglierei di leggere, prima o poi.
Il messaggio che mi ha trasmesso? Siamo tutti soli e spesso spendiamo le nostre vite cercando di eludere la solitudine condividendo la vita con gli altri, ma l'unica cosa che riusciamo a condividere veramente è la solitudine stessa. L'amore, l'amicizia, la famiglia: con queste armi ci illudiamo di combattere la solitudine, ma in questa guerra, negli anni, e forse nei secoli, l'unica a sopravvivere a tutto è solo lei, la solitudine dell'essere umano.

NOW ON AIR: "Bleed it out" Linkin Park

sabato, maggio 12, 2007

Mamme

Premetto le mie scuse a tutte le mamme, a tutte le future mamme (soprattutto a Shirin), a tutte quelle donne che pensano che avere figli è importante, qualsiasi sia il motivo.

Se le mamme volessero veramente bene ai loro figli come ci vogliono far credere, sopra ogni cosa, prima di ogni cosa, anche di loro stesse, il più piccolo pericolo che la propria prole potrebbe correre, il più minimo dolore che potrebbe provare, la più passeggera delle sofferenze non dovrebbero essere sufficienti a convincere ogni potenziale mamma a non divenirlo mai?
Sono queste le domande a cui vorrei che mi fosse risposto, come quando da piccolo mi chiedevo perché dovevo andare a scuola, perché dovevo essere umiliato in pubblico quando non sapevo una cosa, perché dovevo fare sport, perché dovevo socializzare, perché tutti mi prendevano in giro per i miei capelli, perché tutti mi prendevano in giro appena "uscivo dai binari", perché stavo male, perché tutti mi prendevano in giro per la mia voce, perché tutti ridevano di me, perché devo sempre fare cose che non mi va di fare, perché tutti mi chiedono aiuto ma nessuno vuole veramente aiutare me, perché mi guardi ma non parli, perché non posso essere felice, perché devo sopportare tutto questo?
Una volta prendersi in giro, il non prendersi troppo sul serio, l'autoironia funzionavano, rendevano la vita più vivibile; ma di fronte alla vita vera non riesco, sarebbe come ridere davanti ad un leone affamato, non serve ad un cacchio, l'unica cosa che puoi fare è sperare che non ti sbrani.
Forse è così che fanno le mamme, mettono i figli nella bocca del leone e sperano che questo non se li mangi... sperano... è forse questo che significa volere bene [Sarcasmo]? Se significa questo, sono contento di non voler bene a nessuno e spero di non volerne mai a nessuno (in riferimento al post precedente).

PS: Altra domanda fondamentale della vita, almeno della mia, perchè ci sono commenti solo per i post simpatici e mai per quelli seri?

NOW ON AIR: "Sad songs" Matt Nathanson

Telefilm e sentimenti

Ho appena finito di guardare Grey's Anatomy (il post è pubblicato in differita), il che significa che ho appena finito di piangere come una ragazzina. Mi faccio schifo, non come uomo, non credo che gli uomini non debbano piangere per essere tali e comunque non mi importa di essere uomo, mi faccio schifo come essere umano. Ogni volta mi succede la stessa cosa... mi viene da piangere per delle storie inventate di persone che non conosco e neanche esistono, mentre le storie delle persone vere non provocano nessuna reazione in me, a parte il fastidio di trovarmi costantemente a disagio. Nella vita reale mi trovo a disagio per lo stesso motivo che mi provoca commozione e pianto quando guardo uno schermo: non per quello che accade agli altri, non è questo che mi provoca compassione, al centro del mondo ci sono sempre io, gli altri, veri o immaginari che siano sono sempre e soltanto un mezzo per vedermi dentro e compiangermi perché io, quello che provano loro, quello che sentono, non lo proverò mai, non lo sentirò mai, come non l'ho mai sentito e non l'ho mai provato. Ci ho provato... ma non riesco, la mia vita è stata imitazione, al massimo, dei comportamenti altrui, non c'è mai stato nessun "movimento" che nascesse dentro di me verso qualcuno o qualcosa, mi sono adattato agli altri cercando di sembrare il più "normale" possibile. Una volta mi hanno chiesto "C'è qualcuno a cui vuoi bene?", io non ho saputo rispondere, non ho saputo rispondere né si, né no, ma qualcosa mi dice, dentro di me, che in realtà non ho potuto rispondere semplicemente perché avevo paura di essere sincero, di dire no.
Tralasciando filosofismi e psicologismi sul cosa possa significare effettivamente, fisiologicamente, voler bene, amare, odiare, rispettare, provare orgoglio, soprattutto provare soddisfazione, ma anche desiderare qualcosa... io non voglio provare a discutere di cosa queste cose siano, se ci sono dei motivi sociologici dietro, se siano realtà o frutto della nostra immaginazione, se siano soltanto dei meccanismi automatici che servono agli esseri umani per sopravvivere o per vivere, non voglio provare a discuterlo perché se non sai cosa sono queste cose non hai modo di discuterne, sarebbe come per un cieco voler discutere di colori, che ne sa un cieco di colori... che ne so io di sentimenti. Non ho avuto una vita molto "ricca" ma in 25 anni non c'è stato mai niente più di tanta rabbia e forse dell'invidia, oltre al disagio ovviamente.
Riesco ad intravedere la passione ed il sentimento soltanto attraverso i film, i libri e i telefilm, come un cieco che riesce ad intravedere i colori nelle parole di un abile interlocutore, e probabilmente quel che mi fa piangere non è il sentimento espresso dalla rappresentazione ma l'invidia per l'essere umano "normale" che di quelle emozioni vive, che siano belle o che siano brutte, gli danno quella scossa che lo fanno sentire vivo, che lo fanno essere vivo... è così che io sono qui, cieco in un mondo di immagini, vivo nel fisico e morto nell'animo.

PS: ora forse capisco anche perché non credo nell'anima, inconsciamente mi sono convinto che l'anima non esiste perché, nel caso esistesse, allora io sarei ulteriormente in difetto, non avendola: come può una persona senza sentimenti avere un'anima?

NOW ON AIR: "Too little too late" Hoobastank