Perché?
Nono sono sicuro di essere ancora "l'uomo del futuro" del titolo. Questo "ancora" può essere interpretato sia nel senso passato che in quello futuro: non so se lo sono stato ed ora non lo sono più; sicuramente attualmente non sono come "l'uomo del futuro" che ho descritto e chissà se lo sarò mai. Per questo mi riferirò a me stesso come a MaxParsifal. Naturalmente in terza persona, da perfetto psicopatico.
MaxParsifal non vuole crescere perché è già cresciuto abbastanza e non gliene è venuto nulla di buono, solo maggiore stress e maggiore infelicità.
Maxparsifal non vuole essere un eterno adolescente, bensì un eterno bambino. Non un bambino qualsiasi, il bambino che è stato lui prima di rompersi. Prima che qualcosa gli portasse via, troppo presto, il suo essere bambino. Il bambino che è stato lui: meno felice e sereno degli altri ma più consapevole, comunque più felice e sereno di quanto potrà mai essere da adulto.
MaxParsifal vuole essere il bambino che chiede sempre "come" e, soprattutto, "perché" e che non si annoia a sentire ogni risposta, perché in ogni risposta c'è qualcosa di interessante. Come fanno le persone a vivere come se non ci fossero domande, come se tutto fosse completamente chiaro? Soltanto io vedo "perché" in ogni singolo aspetto dell'esistenza? Il fatto che trovare risposte sia difficile dovrebbe essere un buon motivo per non farsi le domande?
Le risposte non contano, o almeno non contano tanto quanto le domande: quando smettiamo di fare domande, il nostro cervello smette di vivere e quindi noi smettiamo di vivere. Si, certo, respiriamo, mangiamo, defechiamo, lavoriamo, ci picchiamo per un parcheggio, ma questo non significa vivere. Significa essere vivi, certo, per definizione medica, ma non significa che siamo individui che vivono perché, quando non ci facciamo più domande, non siamo più individui. Diventiamo dei gusci vuoti, corpi umani che si muovono e agiscono tutti alla stessa maniera, tutti uguali.
Io (cioé MaxParsifal) non ho paura di morire fisicamente, ma finché sono vivo fisicamente, morire mentalmente mi fa schifo ed orrore. Non voglio, tanto varrebbe morire del tutto. Per rimanere vivo nel cervello non conosco altro metodo che rimanere bambino, cercare (quando riesco) di guardare le cose come fosse la prima volta che le vedo e chiedermi "perché" ogni volta che posso (le occasioni non mancano di certo).
Intanto, perché ho scritto tutto ciò... al momento non lo so, se lo scoprirò e lo riterrò interessante potrei anche condividerlo qui, nel frattempo... perché?
NOW ON AIR: "Alive" Pearl Jam
2 commenti:
Trovavo nel tuo post "indesiderati" una vena di nichilismo. Ma un nichilista si chiede così tanti perché?
Io sono profondamente relativista. Mi piace dire che sono assolutamente un relativista... ma pochissimi capiscono la battuta, anche solo nella forma è una battuta. Per come vedo io il mondo, ma non solo io, il relativismo assoluto non può non portare al nichilismo assoluto.
Questo significa che ogni cosa vale di per se niente: azioni, pensieri, sentimenti, persone, cose... sono inutili, non ci sono scopi, né superiori né inferiori. C'è solo utilità.
Tutto ciò però non mi sembra in contrasto con la curiosità. La cusriosità di sapere come funzionano le cose: perché quando lascio andare una mela questa cade per terra, tanto per fare un esempio. La conoscenza, generata dai "perché", dai "come", dai "cosa", ecc., ci permette di capire, apprendere, utilizzare il mondo ai nostri scopi, che sono solo nostri e assolutamente relativi, ma che sono indispensabili più dell'aria e dell'acqua per sopravvivere.
Spero di avere risposto almeno in parte al tuo dubbio, altrimenti, sono sempre qua.
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