La strada è un romanzo di Cormac McCarthy (autore anche del molto apprezzato Non è un paese per vecchi) che si è aggiudicato il Premio Pulitzer nel 2007. In Italia è edito da Einaudi e questo, per gli appassionati di libri, farà già capire quanto mi sia costato acquistarlo (Einaudi offre ottimi prodotti, ma a prezzi decisamente superiori alla media), non mi dispiace però spendere soldi per ottimi libri. Ora vorrei cercare di capire se La strada è un ottimo libro oppure no.
Il libro in questione racconta le vicende di un padre e di un figlio, entrambi senza nome, che cercano di sopravvivere in un mondo post-apocalittico, nero, buio, secco, bruciato. Del mondo che conosciamo sono rimaste soltanto ombre: case abbandonate, strade ricoperte di cenere e uomini che sono le ombre di se stessi. Il sole è costantemente coperto e non riesce mai a donare un minimo di tepore; si vive così come in un inverno perenne, in cui la speranza non può sopravvivere. Dove non vi è speranza fiorisce, come spesso accade, l'anarchia, la violenza, l'aberrante e, quindi, la diffidenza, prima, e la paura, poi, che occasionalmente si trasforma in terrore.
L'uomo protagonista del racconto è davvero sfortunato, non è sopravvissuto da solo, infatti, insieme a lui c'è anche suo figlio. Si, ho scritto proprio sfortunato, se fosse stato solo, in un mondo con niente più da offrire, abbandonato completamente dalla speranza, avrebbe potuto gettare la spugna, come molti altri avranno sicuramente fatto. Avrebbe potuto lasciarsi morire di fame, impiccarsi, o spararsi con la pistola che si porta sempre dietro. Con lui però c'è suo figlio e non so dire se sia più facile o più difficile andare avanti con un tale peso sulle spalle: sapere che lui è ancora vivo e per lui, per il proprio piccolo figlio, non c'è un futuro diverso dal terribile e soffocante presente. Come puoi andare avanti quando a tuo figlio non puoi offrire altro che Pestilenza, Carestia, Guerra e Morte? I quattro cavalieri dell'Apocalisse rendono, infatti, bene l'idea di cosa riserva il futuro ai sopravvissuti: malattie, anche banali ma che non è più possibile curare, fame, lotta per la sopravvivenza che porta l'uomo a combattere contro i suoi simili, con maggiore tenacia e ferocia di quanto già non faccia, infine la morte, dell'uno o dell'altro.
I contenuti per un ottimo libro ci sono tutti, secondo me. Purtroppo manca la forma: lo stile è fin troppo sterile, semplice, asciutto. Lo scopo è forse quello di supportare la sterilità, la crudezza e la limitatezza dell'ambientazione e delle situazioni ma spesso risulta esagerato. Spesso l'effetto finale è quello di una lunga sequenza di banali pensierini da seconda elementare.
Il risultato è un racconto ricco di spunti di riflessione ma ben lungi dall'essere un ottimo libro: a mio giudizio, insomma, un libro mediocre, incapace di commuovere davvero, incapace di trasmettere al lettore qualcosa che non potrebbe trasmettersi da solo. Non c'è creazione, nulla che cresca e venga generato nel lettore direttamente dalle parole dell'autore. Insomma, se non si è padri, difficilmente si potrà essere emozionati da La strada e un libro senza emozioni è più simile ad un elenco telefonico che ad un romanzo.
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