giovedì, gennaio 27, 2011

Ovazioni per le banalità

Ho finito da poco di seguire il discorso del Presidente della Repubbilca pronunciato al Quirinale in occasione delle celebrazioni del "giorno della memoria" (27 gennaio 2011).
Il risultato è che sono arrabbiato, davvero tanto. Non solo per il contenuto del discorso ma, forse ancor di più, per la standing ovation finale. Una standing ovation per un discorso così sterile e banale, dai contenuti insulsi e insignificanti mi fa torcere lo stomaco. Dal Presidente non mi aspettavo niente ti più, ormai ho capito le cariche istituzionali non possono avere originalità per definizione, ma quella standing ovation proprio non mi va giù. Non riesco a pensare ad altro, non riesco a vederla se non come l'ennesima scena di un teatrino ridicolo che solitamente chiamiamo vita civile, in cui seguiamo ciecamente le istruzioni dateci dalla "convezione sociale" senza capire niente, o quasi niente, di quello che ci sta intorno. C'erano molti ragazzi tra il pubblico, questo ai miei occhi non li giustifica ma sicuramente ne riduce le colpe aumentando, al contempo, quelle degli adulti che hanno la responsabilità di questi giovani.
Questo, in sintesi, il discorso del Presidente:
- olocausto è brutto;
- i giovani sono il nostro futuro;
- i buoni sono buoni, i cattivi sono cattivi;
- comprate questo nuovo libro sulla Shoah edito da Adelphi.

Sono forse io troppo critico? Sono forse io che pretendo troppo dagli esseri umani? O forse mi sfugge qualcosa? Non lo so, non lo so... mi viene quasi da sperare che sia io a non capire niente, a cercare qualcosa che non c'è motivo di cercare, a desiderare qualcosa che non ha motivo di esistere.
Non lo so, ma non ce la faccio a vedere e sentire queste persone che con i loro discorsi, in teoria, dovrebbero rappresentare anche me e, soprattutto, non ce la faccio a vedere queste manifestazioni di entusiasmo da parte di persone che sono li in rappresentanza di tutti gli italiani.

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domenica, gennaio 16, 2011

101 motivi per credere in dio e non alla chiesa


101 motivi per credere in Dio e non alla Chiesa è un libro di Paolo Pedote edito da Newton Compton Editori che ho trovato molto interessante. Il sottotitolo recita: "dubitare di dio è umano, ma credere nella chiesa è diabolico".

Si tratta di un libro composto da 101 paragrafi e in ognuno di essi l'autore ci apre una piccola finestra sul mondo della religione cattolica, e non solo. Più nello specifico si approfondiscono aspetti particolari, curiosi, a volte ridicoli, altre decisamente irritanti di quella complessa organizzazzione umana che viene solitamente identificata con il termine Chiesa. Voglio subito precisare che non si tratta di una critica alla religione o a chi crede in dio, ma di uno sguardo critico sull'istituzione della chiesa cattolica, ovvero a quella organizzazione umana (in quanto costituita da esseri umani) molto burocratica, aristocratica e, in molti casi, dai caratteri fortemente anacronistici, nonché contraddittori. Anzi non ci sono riferimenti contrari al credere in dio, invece, in molti capitoli si sottolinea come in realtà credere in dio (il dio della Bibbia o quello del Vangelo) e credere nei preti, nei vescovi, nel papa, in quello che fanno, in quello che dicono siano due attività che, a ben guardare, sono in forte contrasto.
Come anticipato dal titolo del libro, ogni paragrago descrive effettivamente un "perché": ogni paragrafo ha, a sua volta, un titolo che descrive l'aspetto che in esso verrà approfondito. Mi permetto qui di citare qualcuno dei paragrafi che mi hanno colpito di più:

Perché Dio non ha mai sopportato il fanatismo degli integralisti religiosi.

Perché Gesù fu il primo e il più grande anticlericale della storia.

Perché la Chiesa continua a coprire il preti pedofili e non li caccia.

Perché i preti hanno lo stipendio e le suore no.

Perché Gesù non ha mai detto di voler fondare uno Stato con una gerarchia di papi, vescovi, cardinali, preti, suore, investiture, liturgie, festività, cerimonie, sacramenti, santi, beati, censura, precetti, norme, morale, buoni, cattivi, belli e brutti.

Perché Dio avrebbe preferito che per rappresentarlo avessero scelto non uno strumento di tortura ma un'immagine che rimandi alla gioia della vita.

Perché il potere temporale della Chiesa è garantito da un documento storico "falso".

Perché tutte le religioni sono forme di patriarcato e discriminano le donne.

Perché lo dice anche la Bibbia: "Meglio la morte che una vita amara, il riposo eterno che un malattia cronica".


Ci tengo a precisare che i titoli dei paragrafi non sono domande a cui nel paragrafo troveremo risposta, non ci verrà spiegato perché "i preti hanno lo stipendio e le suore no": ogni paragrafo presenta dei fatti che, secondo l'autore, rappresentano un motivo sufficiente per non credere nella Chiesa anche se si crede in dio. Il paragrafo rappresenta la spiegazione di uno di questi "perché" sinteticamente espresso nel suo titolo.

Non si tratta di un libro veramente impegnato: anche i temi che potrebbero risultare pesanti per la maggior parte dei lettori vengono affrontati in modo serio ma comunque leggero. L'idea che ho ricavato dell'autore è di una persona molto colta e preparata, ma anche ironica, che si è informata in modo approfondito su diversi temi legati alla chiesa e alla religione, ma che ha preferito lasciare che il suo libro fosse per tutti: i riferimenti fatti sono a temi molto popolari, alla portata di tutti, anche le citazioni sono, nella maggior parte dei casi, riferite a fonti ed episodi largamente condivisi. In definitiva un libro molto interessante, obiettivamente critico, un po' ironico, un po' irriverente ma mai, a mio avviso, irrispettoso, soprattutto nei confronti di chi crede, anche se io ho percepito un certo ateismo (o forse solo agnosticismo) strisciante tra un capitolo e l'altro. Di certo a me l'ateismo non disturba, anzi, mi mette di buon umore.

NOW ON AIR: "Half life" 10 Years