150 anni di unità: un'orgoglio lungo... un giorno
17 marzo: manifestazioni in tutta Italia, si contano più bandiere tricolori che durante i mondiali di calcio (strano). Siamo (quasi) tutti orgogliosi di far parte di questo splendido paese, orgogliosi di essere un popolo unito sotto un'unica bandiera, orgogliosi della nostra storia.
18 marzo:
- splendido paese di cui non perdiamo occasione di parlar male;
- un popolo unito nelle sue divisioni, talmente unito che ci ammazziamo per questioni di viabilità, talmente unito che i nostri anziani muoiono in casa da soli senza che nessuno se ne accorga, anche in condomini con decine di famiglie, talmente unito che se ti senti male per strada devi considerarti fortunato se qualcuno chiama il 118;
- orgogliosi di una storia che neanche conosciamo, di cui non ci interessiamo, se non una volta ogni 150 anni.
Non voglio sembrare semplicistico, disfattista o cinico, semplicemente non credo nel concetto di patria e non credo nelle espressioni estemporanee di orgoglio, soprattutto se legate a manifestazioni pubbliche. Come ho espresso più volte, non credo nei sentimenti generalizzati, così come non credo nella generalizzazione dei soggetti e in quella degli oggetti. Sotto certi aspetti sono orgoglioso di come io sono fatto, di alcune mie caratteristiche, tra queste non c'è quella di essere nato sul territorio italiano. Altre mie caratteristiche non mi rendono orgoglioso, ma tra queste non c'è quella di essere nato sul territorio italiano. Non sono orgoglioso di condividere la nazionalità con persone più o meno illustri, ma sono felice che alcune persone abbiano fatto e facciano parte della mia vita e che abbiano contribuito a fare di me quello che sono, nel bene e nel male, indipendentemente dalla loro nazionalità, o dalla mia.
Nessun commento:
Posta un commento