venerdì, dicembre 31, 2010

Il culto dei morti

Trovo il cosiddetto "culto dei morti" semplicemente ridicolo, inutile spreco di tempo, denaro ed energie, fisiche e mentali. Quel che è morto è morto e non esiste più, in nessuna forma. Seppure i defunti esistessero ancora in qualche forma, da qualche parte nell'Universo, di certo gli altari (oltretutto spesso miseri) che gli costruiamo non gli servirebbero a nulla.
Qualcuno dirà che è ovvio, che quelli che chiamo altari non servono ai defunti ma ai vivi. Certo, ma questo dovrebbe renderli sensati? Per quanto mi riguarda no. Per quanto mi riguarda, i ricordi che risiedono nella mia mente relativi ad una persona che ho apprezzato in vita valgono milioni di volte più di qualsiasi marmo inciso e miliardi di volte più delle sue inermi spoglie in putrefazione. Se avessi paura che con il tempo il suo ricordo potesse affievolirsi potrei, al massimo, racchiudere in una scatola alcuni oggetti materiali che potrebbero legarmi con affetto a quella persona.
Se una persona a me vicina dovesse venire a mancare, e fossi io a dover decidere, non avrei dubbi: la farei cremare e disperdere a dispetto anche di eventuali sue disposizioni in merito. Perché chi è morto è morto e nessun pezzo di carne in putrefazione o pezzo di marmo può fare la differenza in questo. Inoltre la gestione di un cadavere comporta già abbastanza noie burocratiche, perché prolungare il fastidio, per noi vivi, oltre il dovuto?
Come si dice a Roma (non so se il proverbio è originario della capitale o è ugualmente diffuso in tutta Italia): "Chi è morto giace, chi è vivo se dà pace".

E infatti i cristiani non sanno morire. Basti in proposito un confronto tra la morte di Socrate e la morte di Gesù. [...] A differenza di Socrate, Gesù ha paura, non degli uomini che lo uccideranno, né dei dolori che precederanno la morte, Gesù ha paura della morte in sé, e perciò trema davvero dinanzi alla "grande nemica di Dio" e non ha nulla della serenità di Socrate che con calma va incontro alla "grande amica".

D la repubblica delle donne

Socrate e Gesù di fronte alla morte, 16 febbraio 2008

Umberto Galimberti

E dov'è oggi la tomba di Socrate? Non importa perché di Socrate è rimasto molto più di un misero sepolcro materiale. Allora il pensiero cinico e tagliente che propongo è questo: la tomba serve a far ricordare chi non ha alcun motivo per esser ricordato.

È strano come a volte il ricordo della morte sopravviva molto più a lungo della vita che essa ha rubato.

Il dio delle piccole cose, Arundhati Roy


La morte di un uomo è meno affar suo che di chi gli sopravvive.

La montagna incantata, Thomas Mann


La morte viene silenziosa come un alce, dai vivi ci separa con il taglio di una falce.

Urna, Elio e le storie tese



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