domenica, dicembre 16, 2007

Età mentale

Ho colto l'occasione per misurare la mia età mentale, o meglio per sapere quanto sono vecchio, seguendo la segnalazione di Serendipity che ha linkato il test.

Il risultato è stato il seguente:

La tua età mentale è di 37 anni

Hai una mente abbastanza matura, tipica di una persona che ha passato la trentina e che sta accumulando esperienza di vita! Scrivici se hai apprezzato questo test.

P.S:
  • Davvero vorresti avere 3 anni!? Come mai? Hai forse paura delle responsabilità?

Non ho paura delle responsabilità, semplicemente le odio, come recita il mio profilo sono "contrario alle responsabilità". Lo sono solo perchè sono una persona responsabile, se non lo fossi delle responsabilità non mi importerebbe nulla.
Cosa c'è di meglio dell'avere 3 anni? Pappa, gioco, pupù, pipi, nanna e riparti con la pappa...
Ah si, per la cronaca ho 25 anni, ma ho sempre saputo di essere nato vecchio. Più seriamente sono sempre stato più maturo rispetto alla mia età anagrafica, e spesso anche più noioso e rompiballe, ma a me è sempre stato bene così.

NOW ON AIR: "In the air tonight" Nonpoint

giovedì, dicembre 13, 2007

Top Ten 13/12/07

La classifica delle dieci canzoni più ascoltate sul mio computer:

1. "Bleed American" Jimmy Eat World
2. "She loves me not" Papa Roach
3. "Fighting for my love" Nil Lara
4. "Dracula from Houston" Butthole Surfers
5. "Gimmi il pedofilo" Elio e le storie tese
6. "More than a feeling" Boston
7. "Hooch" Everything
8. "El Pube" Elio e le storie tese
9. "In between" Linkin Park
10. "Sad songs" Matt Nathanson

Fonte statistiche: iTunes 6, Amarok 1.2

NOTA: con Amarok 1.2 introduco anche le statistiche relative al mio tempo speso sul sistema operativo GNU/Linux, mentre iTunes tiene conto soltanto della musica ascoltata su Windows.

domenica, dicembre 09, 2007

Memorie di Adriano


Ho letto "Memorie di Adriano" di Marguerite Yourcenar, in realtà l'ho finito più di un mese fa, ma solo ora trovo qualcosa da scrivere, e alla fine posso dire che è stato piacevole leggerlo. Alla fine perchè , come spesso accade, di un libro non si apprezza a pieno la qualità finche non lo si è completato e finchè non lo si è lasciato "macerare" un po' nell'animo.
Durante la lettura ci sono state parti più interessanti e parti meno, capitoli più avvincenti e altri un pochino più noiosi, paragrafi che mi piacerebbe rileggere e altri che avrei avuto voglia di saltare completamente: esattamente come nella vita. Infatti, questo libro racconta di una vita, che sia un romanzo non importa, quella che viene raccontata è comunque la vita di una persona e quindi si racconta una persona.
In effetti quello che mi è piaciuto di più è proprio l'essenza del racconto, un individuo prossimo alla fine della propria esistenza che si guarda indietro, ripensando a quello che ha lasciato nel mondo e a quello che avrebbe ancora potuto dare, ma anche a quello che ha ricevuto dalle persone che ha incontrato nella vita: cosa la vita gli ha regalato, cosa la vita gli ha tolto.
La storia di un uomo prima che di un imperatore, storia che in realtà potrebbe adattarsi alla vita di tanti altri e che soltanto i nomi e i luoghi rendono unica e irripetibile, ma proprio per questo straordinaria.
Per quel che riguarda lo stile letterario, sono sempre molto cauto, per due ragioni: la prima è che non mi ritengo un esperto e il mio è un giudizio ingenuo di chi sa soltanto dire se gli è piaciuto oppure no, senza la possibilità di fare alcuna considerazione di tipo tecnico; la seconda è che, quando si tratta di romanzi o saggi tradotti, non posso dire se la bellezza o la chiarezza, o anche la "bruttezza", della scrittura sono merito, o demerito, dell'autore o del traduttore, quindi difficilmente riesco ad offrire una considerazione che sia un minimo oggettiva. Quello che dico, quindi, è che ho trovato questo romanzo molto facile da leggere, in tutti i punti in cui la mia lettura ha arrancato è stata sempre colpa del contenuto e mai della forma.
In sostanza questo è un libro da leggere perchè considerato una pietra miliare della letteratura mondiale, ma anche per tutto quello che ho detto in precedenza.
A chiunque avesse già letto ed apprezzato tale racconto, oppure a chi cerca semplicemente un buon libro da leggere, consiglio "Io, Claudio" di Robert Graves che narra le vicende dell'imperatore Claudio e della sua famiglia. A chi avesse letto già "Io, Claudio" consiglio "Memorie di Adriano".

PS: l'ho finito prima di Franciov, ho vinto la scommessa, anche se non per merito mio.

NOW ON AIR: "Struggle for pleasure" Wim Mertens

sabato, dicembre 08, 2007

Reale o virtuale

Un mio amico, di cui non farò il nome per non ledere la sua privacy, attribuisce un valore maggiore alle esperienze reali rispetto a quelle virtuali, questo però non vuol dire che le esperienze reali siano migliori: è lo stesso amico che intruduce, su se stesso, un valore aggiunto all'esperienza reale.
Questo vuol dire che il valore aggiunto non è una caratteristica intrinseca e oggettiva dell'esperienza reale, bensì, ripeto, una caratteristica indotta sull'oggetto dal soggetto.
Qui non desidero elogiare la virtualità rispetto alla realtà, tale contrapposizione è soltanto un pretesto: potremmo riportare lo stesso discorso a qualsiasi coppia di opposti. Sempre lo stesso discorso del giusto e dello sbagliato, del buono e del cattivo, del bello e del brutto: l'essenza dell'uno o dell'altro non si trovano in un solo punto dell'Universo cui ognuno di noi può fare riferimento... tutti i "valori aggiunti" si trovano nella nostra mente e per questo per ognuno di noi valgono considerazioni differenti di fronte ad ogni evento o condizione della vita. Per questo difficilmente potrai convincermi di qualcosa di cui tu sei convinto se io, dentro di me, non la penso già come te, o non sono fatto in modo tale da essere incline al tuo punto di vista.
Caro amico non prendertela a male, non dico che tu abbia torto, anzi dico che probabilmente hai ragione ma soltanto dal tuo punto di vista.

NOW ON AIR: "Empire of my mind" The Wallflowers

mercoledì, dicembre 05, 2007

Top Ten 04/12/07

La classifica delle dieci canzoni più ascoltate sul mio computer:

1. "Bleed American" Jimmy Eat World
2. "Dracula from Houston" Butthole Surfers
3. "Fighting for my love" Nil Lara
4. "Hooch" Everything
5. "In between" Linkin Park
6. "Numb" Linkin Park
7. "Downfall" Trust Company
8. "More than a feeling" Boston
9. "Let down" Chester Bennington
10. "Just tonight" Jimmy Eat World

Fonte statistiche: iTunes 6

martedì, dicembre 04, 2007

Una ragione...

Ho ricevuto una di quelle mail che girano e rigirano in rete e che parlano di amicizia, di solito le leggo e le cestino, ma questa volta mi sono commosso leggendola, forse a causa della persona che me l'ha inviata; comunque vorrei condividerla qui su questo mio spazio:

Le persone vengono sempre nella tua vita per una ragione, per una stagione
o tutta la vita.

Quando saprai perché, saprai anche cosa fare con
quella persona.

Quando qualcuno è nella tua vita per una ragione, di
solito è per soddisfare
un bisogno cha hai espresso.
E' venuto per
assisterti attraverso una difficoltà, per darti consigli e
supporto,
per aiutarti fisicamente, emotivamente o spiritualmente.
Può sembrare
come un dono del cielo e lo è.

E' lì per il motivo per cui tu hai
bisogno che ci sia.

Quindi, senza nessuno sbaglio da parte tua o nel
momento meno opportuno,
questa persona dirà o farà qualcosa per portare
la relazione a una fine.
Qualche volta se ne va.
Qualche volta muore.
Qualche volta si comporta male e ti costringe a prendere una decisione.
Ciò che devi capire è che il tuo bisogno è stato soddisfatto, il tuo
desiderio realizzato, il suo lavoro finito.
La tua preghiera ha avuto
una risposta e ora è il momento di andare avanti.

C'è chi resta nella
tua vita per una stagione, perché è arrivato il tuo
momento di
condividere, crescere e imparare.
Ti porta un'esperienza di pace o ti
fa semplicemente ridere. Può insegnarti
qualcosa che non hai mai fatto.
Spesso ti dà un'incredibile quantità di gioia.

Credici, è vero. Ma è
solo per una stagione!

Le relazioni che durano tutta la vita ti
insegnano lezioni che durano tutta
la vita, cose che devi costruire al
fine di avere solide fondamenta emotive.

Il tuo lavoro è accettare la
lezione, amare la persona e usare ciò che hai
imparato in tutte le
altre relazioni o momenti della tua vita.
Si dice che l'amore è cieco
ma l'amicizia no.

Grazie per essere una parte della mia vita, che sia
una ragione, una
stagione o tutta la vita.
Manda questo ad ogni amico
che hai on-line, inclusa la persona che te l'ha
mandato.
Buona esistenza a tutti.

NOW ON AIR: "Blurry" Puddle of Mudd

sabato, dicembre 01, 2007

V per Vendetta


Ho appena visto "V per Vendetta".
Un commento a caldo: fantastico.
Un'impressione a caldo: la prima e la seconda parte sono due film nettamente differenti.
In sostanza un film che ha stimolato la mia mente ed ha emozionato il mio cuore, cosa si può chiedere di più ad un film?
Ha anche il merito di avermi riportato alla mente il mitico Guy Fawkes, quel personaggio storico inglese che riposava in un cantuccio della mia memoria da quando l'ho studiato a scuola durante le ore di cultura inglese.
Un film vivamente consigliato.

NOW ON AIR: "Black Tower" Kamelot

domenica, novembre 18, 2007

Video-strage in un liceo

Qualche giorno fa ho aperto un giornale di quelli gratuiti che vengono distribuiti nella mia città e leggendo distrattamente mi sono trovato davanti questo titolo: "Video-strage in un liceo".
A parte che il titolo è già sbagliato perchè dà l'idea che ci sia un video della strage, ma questo è un altro problema, concentriamoci sulla notizia, cito:

"Otto persone sono rimaste uccise in una sparatoria avvenuta in una scuola di Tuusula. In serata poi è morto anche il ragazzo di 18 anni, Pekka-Eric Avinen, che dopo aver seminato il terrore nella scuola si era sparato alla testa.
[...] il ragazzo responsabile della strage aveva messo su YouTube un video in cui annunciava un <massacro>, registrandosi con lo pseudonimo tedesco Sturmgeist89 (spirito della tempesta). Il riferimento alla scuola era esplicito già dal titolo. [...] Dopo aver ricevuto 125 mila contatti, il video era stato oscurato. [...] incitava alla guerra contro <le masse dalle menti deboli>.
[...] I ragazzi raccontano che il killer è sempre stato attratto dalle pistole e dalle <cose estreme>. Il pistolero faceva pratica in un poligono. Ammirava quelli che hanno sparato nelle scuole Usa [...] aveva un sito nel quale dichiarava di odiare la gente e l'umanità. Ha anche dichiarato di essere pronto a morire per seguire i suoi ideali. [...] dicono che era solitario e silenzioso."


Aggiungo io che nel filmato aveva una bellissima maglietta con su scritto "Humanity is overrated" (l'umanità è sopravvalutata); partendo da questo io vorrei dire che il tutto diventa ancora più insensato. Assurdo è pensare di uccidere, assurdo è pensare di essere una specie di angelo purificatore, assurdo è pensare che siano gli altri quelli dalle menti deboli, un atto come questo non dimostra certo una mente forte.
Dal mio punto di vista un po' estremista, ammirare qualcuno è sempre un segno di insoddisfazione personale, ma ammirare degli idioti come quelli che giocano con le vite degli altri è un chiaro segno di povertà mentale.
Sembra che odiasse gli esseri umani e, come recitava la sua maglietta, li ritenesse sopravvalutati, ma allora perchè darsi tanta pena? Perchè tanta fatica e tanta apparente attenzione nei loro confronti?
Rispetto alla mia vita gli acari sono insignificanti e mi comporto di conseguenza, non li considero per niente, così come non li accudisco, non mi do da fare per distruggerli. Quello che penso io è che dietro ad un atto di questo tipo ci sia astio, insoddisfazione, rabbia personale, forse anche vendetta: quanti esempi possiamo trovare nella storia di atti meschini ed idioti, ma in grado di placare un bisogno di miserrima natura, celati dietro grandi ideali o missioni dagli elevati o elevatissimi scopi?
Mi scuso per l'eccessivo cinismo ma a questo punto dico che avrei apprezzato di più la persona, comunque deplorando il gesto, se si fosse presentato come un vendicatore di se stesso, desideroso di liberarsi delle persone che, a suo dire, gli avevano "fatto del male".

NOW ON AIR: "Struggle for pleasure" Wim Mertens

venerdì, novembre 09, 2007

Suicidio a Ischia

Voglio evitare di essere superficiale quindi cercherò di evitare di dilungarmi eccessivamente con il rischio di perdere il filo ed il senso del discorso.
Andrò telegraficamente al punto cercando di non mettere troppa carne al fuoco.
Qualche giorno fa un ragazzo ad Ischia si è suicidato impiccandosi ad un albero: "Lo chiamavano secchione" dicono i giornali. Non può essere soltanto questo, o meglio, è questo ma detto così è troppo semplice: c'è di più, le vessazioni che un ragazzo studioso e un po' atipico può subire, e molto spesso subisce, nella scuola italiana, vanno oltre. Certo, viste da fuori, sono piccole cose, viste dal mondo di quelli che ormai "sono grandi" sono ragazzate, ma nel micro-cosmo di un adolescente sono dei massi sempre più grandi che cadono sulle spalle ancora deboli di ragazzi che alla fine non hanno un vero e proprio punto d'appoggio. Se vogliamo una tortura cinese, tante piccole goccioline che "ticchettano" sulla tua testa, mettendo a dura prova nervi, mente e spesso anche il corpo.
Gomme da masticare nei capellio sui vestiti, sgambetti, derisioni, maltrattamenti fisici, furti, isolamento, emarginazione sono solo i primi ingredienti che mi vengono in mente di situazioni come quella che probabilmente ha vissuto questo ragazzo.
Situazioni che come lui hanno vissuto altri e altri ancora vivono, sicuramente una minoranza rispetto alla popolazione scolastica italiana, ma seppure in minoranza non sono sempre essere umani questi ragazzi? e se l'immaturità degli adolescenti tipici non può essere curata, non dovrebbero pensarci quelli che dall'adolescenza sono usciti a proteggere chi viene costantemente e ripetutamente colpito? professori e genitori dove sono? nel milgiore dei casi sono degli incapaci (se sei incapace non è colpa tua), in altri fanno finta di niente, in entrambi i casi spesso gli stessi adulti da adolescenti erano esattamente come gli adolescenti che dovrebbero limitare e controllare e probabilmente ancora adesso non capiscono quanto male possono aver fatto quando è toccato a loro.
Parlo con amarezza perchè io ci sono passato, dalla parte del più debole, dalla parte del vessato e del maltrattato, e so quello che significa andare a letto sperando di non svegliarsi più per non dover più soffrire, so cosa significa provare rabbia nei confronti degli altri e sperare che siano loro a scomparire, so cosa significa cominciare a pensare che non possono essere sbagliati tutti gli altri e convincersi che sei tu ad essere sbagliato e provare rabbia verso te stesso per questo motivo, so cosa significa non capire cosa si è fatto di sbagliato per meritare di esser trattati male e perchè quelli da cui ti aspetteresti di essere protetto non fanno nulla per aiutarti e anzi a volte ti spingono ancor di più nella morsa del nemico.
Non so se sono stato più forte o solo più fortunato di altri, so che alla fine non mi sono ucciso e non ho ucciso nessuno (penso ai recenti fatti di Finlandia, ma quella è un'altra storia)... so che molto probabilmente è stata una fortuna, e sicuramente un bene, per me conoscere Shirin e, forse più tardi di quanto avrei potuto, conoscere meglio Valeria: grazie ad entrambe.

NOW ON AIR: "Too late" No Doubt

Il pensiero degli altri

Mi è capitato di rileggere una e-mail che ho scritto qualche tempo fa ad una mia amica, una e-mail a cui lei non ha mai risposto. Nella succitata io sottolineavo più volte come non mi importasse di quello che pensava la "gente", o comunque gli altri, riguardo la mia persona o le mie azioni... probabilmente per questo non mi ha mai risposto.
Ma ora rileggendola mi sono reso conto che non mi sono espresso bene: a tutti gli esseri umani coscienti importa, in un modo o nell'altro, di cosa pensano gli altri esseri umani. Quello che volevo dire era che non ero, così come non lo sono ora, disposto a modificare, nè consapevolmente nè inconsapevolmente, la mia vita solo perchè gli altri vivono in un'altra maniera o pensano che ci sia qualcosa di sbagliato nella mia vita. Devo essere soltanto io a decidere, in autonomia e in armonia con me stesso, come voglio vivere la mia vita, d'altronde la vita è una questione di scelte e poco più.
Questo però non significa che non mi interessa cosa pensano gli altri di me: le idee e le opinioni della maggior parte delle persone sono opinabili e spesso banali, ma questo non c'entra con il fatto che a volte mi piacerebbe sapere cosa ne pensa di me, di come vivo, di quello che faccio o non faccio, di come la penso, un'amica o un amico.
Allo stesso modo mi piacerebbe sapere se una persona mi è grata per qualcosa che ho fatto o se mi porta rancore, se mi vuole bene o non mi sopporta, se mi rispetta per qualche motivo o mi disprezza: tutte queste cose ci dicono di più su di noi, sulle nostre personalità e ci possono far capire molto della nostra mente e della nostra vita, oltre che quella degli altri.
Concludo dicendo che sebbene spesso il voler sapere cosa gli altri pensano di noi viene considerato un difetto, un segno di insicurezza, io ritengo che, invece, possa essere un segno importante di curiosità e di desiderio di conoscere meglio se stessi e le persone che ci stanno intorno: di solito una persona insicura non chiede esplicitamente agli altri di esprimersi su sè stesso, ma cerca strade impervie e nascoste per raggiungere le informazioni che brama. Ci vuole coraggio per chiedere e ancora di più per chiedere un giudizio su di sè e solitamente chi è insicuro non ha coraggio, probabilmente non questo tipo di coraggio.

Grazie Valeria.

NOW ON AIR: "Where'd you go" Fort Minor

lunedì, ottobre 01, 2007

Complimenti al millesimo visitatore!!!

Eh si! Non ci credevo neanche io... ho fatto di tutto per tenere lontani i visitatori dal mio blog: ho scritto stupidaggini, ho scritto cose eccessivamente serie, non ho scritto per lunghi periodi... niente, non è servito a nulla ed ora mi ritrovo qui a dover festeggiare il superamento delle 1.000 visite.

Totale Visite Pagine viste
Settimana
16
21
Mese corrente
159
185
Dalla creazione dell'account / dall'ultimo azzeramento
1.012
1.188

Fonte: ShinyStat


Naturalmente devo ringraziare tutti quelli che seguono con assiduità i miei vaneggiamenti (Serendipity e Franciov) e soprattutto tutti quegli amici che non hanno visitato mai il mio blog neanche per sbaglio. Grazie a tutti e spero di meritarmi questo successo. In seconda battuta grazie anche a tutti gli Anonimi.

PS: vorrei sottolineare che sono salito da 5/50 a 6/50 nella graduatoria del gradimento ShinyStat.

NOW ON AIR: "More than a feeling" Boston

venerdì, settembre 07, 2007

Letture terminate

Vorrei citare qui alcuni libri da me letti recentemente ma di cui non sono ancora riuscito ad elaborare una recensione o comunque un commento che mi soddisfi:
- "Casa di bambola" Henrik Ibsen
- "Il Silmarillion" J.R.R. Tolkien
- "Fahrenheit 451" Ray Bradbury
- "Le storie del ciclo di Cthulhu" H.P. Lovecraft
- "La repubblica" Platone

Il non riuscire ad elaborare ed esporre un commento chiaro e sufficientemente spontaneo riguardo un libro che ho letto, spesso mi infastidisce più del non riuscire a terminare la lettura di un altro. In questo caso i libri sono addirittura cinque, quindi sono discretamente nervoso e per discretamente nervoso intendo che, ogni volta che uno di questi libri mi capita davanti agli occhi, mi viene una gran fame.

NOW ON AIR: "Carolyna" Melanie C

giovedì, settembre 06, 2007

Racconti del terrore


Ho letto "Racconti del terrore" di Edgar Allan Poe.
Sarò sincero, ero abbastanza scettico su questo autore ma mi sono dovuto ricredere.
Ho deciso di leggere Poe perchè alle sue opere era molto legato uno dei miei scrittori preferiti, H.P. Lovecraft; forse ero scettico perchè Poe risulta al grande pubblico molto più famoso rispetto a Lovecraft e forse questo mi causava un po' di risentimento riflesso, se capite cosa intendo.
Comunque dopo aver letto questa collezione di racconti brevi, oltre ad essere contento di averlo fatto, ho anche capito perchè Poe era tra le letture preferite di Lovecraft. L'impressione che ho avuto dell'autore è quella di un profondo studioso della mente e dei comportamenti umani; a volte immagino Poe più come uno scienziato che come un artista, un uomo pieno di curiosità verso la vita degli esseri umani, curioso e con tanto desiderio di capire.
Ho apprezzato particolarmente la forma del racconto breve: credo che questo mezzo permmetta allo scrittore di raggiungere meglio, e non solo prima, il suo scopo, quello di coinvolgerti nella sua storia, nelle vicende che vuole narrarti, portarti abbastanza velocemente dove tu e lui volete arrivare. Poe, inoltre, riesce ad arrivare a quel punto con la giusta velocità, nè troppo precipitosamente, nè costruendo un'inutile sovrappiù di vicende che servirebbero soltanto ad allungare il brodo: vuole mostrarti un aspetto della realtà che l'ha colpito, racconta la vita guardando a quei momenti in cui, forse, ci sentiamo più vivi, quei momenti in cui ci avviciniamo all'ignoto, quei momenti in cui la paura e il terrore si impadroniscono dei nostri sensi e ne fanno quel che vogliono, quei momenti, soprattutto, in cui ci troviamo così vicini alla morte, nostra o di qualcuno che ci è vicino, da rappresentare forse i momenti più "alti" di vita... ho sentito più volte dire che non ci si sente mai tanto vivi quanto nei momenti in cui si è vicini alla morte e credo che probabilmente sia vero. Possiamo quindi dire che Poe racconta sì di paure, di terrori, di incubi, di morte ma mentre lo fa racconta soprattutto di vita.
I racconti che mi sono piaciuti maggiormente sono "Silenzio", "Una discesa nel Maelstorm", "La maschera della Morte Rossa", oltre ai celeberrimi "Il gatto nero" e "Il pozzo e il pendolo": soprattutto quest'ultimo credo che sia un racconto veramente fantastico, io sono uno che si annoia facilmente, a volte molto facilmente, ma questo racconto è riuscito a prendermi e l'ho letto tutto d'un fiato senza neanche accorgermene, mi sembrava di essere accanto al protagonista mentre questo viveva il proprio racconto.

Prossimamente leggerò anche "Racconti del grottesco" e "Racconti di enigmi", ma per ora cambio categoria, ho una sfida in corsa... c'è un libro che devo leggere da dieci anni, l'ho comprato due anni fa ma ancora non sono riuscito a leggerlo e quando ho scoperto che Franciov lo sta leggendo, mi sono detto lo devo iniziare subito e finirlo prima di lui... eccomi "Memorie di Adriano" sono pronto!

NOW ON AIR: "Show must go on" Queen

lunedì, settembre 03, 2007

Il leone e la gazzella

Sono laureato in ingegneria informatica e il mio futuro dovrebbe essere quello di lavorare in un'azienda, di informatica, di elettronica, non importa.
Ma come si può lavorare in un ambiente in cui non solo il concorrente è visto come un nemico, ma lo stesso cliente è considerato un avversario.
In una situazione del genere sei continuamente circondato e devi difenderti da tutto e da tutti; e difendersi non basta, ci si aspetta che tu combatta, che tu prevenga, che tu uccida, naturalmente in senso figurato. Quando mi trovo a contatto con persone che fanno già parte di questo mondo non posso non provare un forte senso di disgusto, è più forte di me: io cerco sempre di capire il punto di vista degli altri, spesso riesco a comprendere quello che le persone fanno e ad intuire diverse possibili motivazioni per comportarsi, per vivere, in una certa maniera, ma il capirli non mi impedisce di rimanere basito e, più spesso, disgustato.
La parola d'ordine è competitività, ai miei occhi però questa parola perde tutto quello che potrebbe avere di positivo soltanto al pensiero del mare di mediocrità in cui è immerso: si compete per superare l'avversario non per raggiungere l'eccellenza nel proprio campo, non per fare il meglio di quello che sarebbe possibile, non per dare il meglio di sè.
La parola d'ordine è competitività: ma come si può vivere competendo? Il progresso non dovrebbe salvarci dalla competizione per la sopravvivenza?
Nel mondo in generale, e in queste aziende soprattutto, lavoriamo per generare progresso e civiltà ma non riusciamo a slegarci dalle mere leggi di natura.
Come possiamo parlare di civiltà quando parliamo di esseri umani? Come possiamo guardare ai gorilla d montagna delle foreste del Virunga e non provare invidia? Credo che ci siano veramente pochi esseri umani civili sulla Terra e sicuramente nessuna nazione, tra quelle riconosciute, che possa dirsi civile. Come possiamo definirci civili quando in realtà continuiamo imperterriti a vivere secondo la cosiddetta "legge della giungla", la "legge del più forte"? Ho detto più volte che la legge del più forte, se così la vogliamo chiamare, è l'unica che ha ragione di esistere e, in un certo senso, anche l'unica giusta, ma nel caso degli esseri umani ci sono due pesanti aggravanti:
1) il nostro cervello e le sue potenzialità ci offrono la possibilità di andare oltre questa legge, di poter essere civili, di poter vivere in modo più sereno rispetto ai leoni e alle gazzelle, possibilità che noi abbiamo rifiutato ogni giorno "dall'alba dei tempi";
2) gli animali, che hanno un livello più basso di coscienza e consapevolezza, vivono secondo questa legge ma con misura, mangiano per sfamarsi, bevono per dissetarsi, a differenza nostra che mangiamo e beviamo ormai esclusivamente per gusto, per piacere e che per continuare a sfamarci e dissetarci ci inventiamo ogni giorno una nuova fame e una nuova sete e, quando non ci pensiamo da soli, c'è sempre qualcuno pronto a solleticarci con qualcosa di nuovo e gustoso a cui difficilmente riusciamo a resistere.

Vorrei continuare a dire tante altre cose, ma quando l'amarezza cresce piano piano in me, arriva ad un punto in cui i pensieri si accavallano e si rincorrono senza la possibilità per me di riordinarli e scriverli, diventano una tenebra oscura tra cui è difficile farsi largo e ritrovare la strada che si voleva seguire. Allora meglio fermarsi, sedersi tranquilli, cercare di rilassarsi pensando ad altro, finchè le tenebre non svaniscono per darti un piccolo sollievo, almeno fino alla prossima volta, fino al prossimo abbraccio della tenebra, sperando che non sia troppo presto... un abbraccio che però, in cuor mio, già mi manca.

NOW ON AIR: "Evolution" Korn

venerdì, agosto 31, 2007

Le vite degli altri


Questa estate sono tornato, dopo lungo tempo, ad approfittare del cinema all'aperto e sono stato fortunato.
Sono andato a vedere un film di cui mi avevano parlato molto bene, addirittura mi era stato detto che fosse il miglior film dell'anno: il film in questione è appunto "Le vite degli altri".
Non so se è veramente il miglior film dell'anno, prima di tutto si tratta pur sempre di gusti, e, soprattutto, non ho visto molti film quest'anno quindi mi mancano le basi per commentare a pieno quest'affermazione.
Quello che so è che mi è piaciuto, ero scettico perchè il trailer non mi aveva convinto ad andarlo a vedere e perchè ho poca fisucia nel cinema tedesco, più o meno la stessa fiducia che ripongo in quello italiano o francese.
Un film d'altri tempi, questo mi è sembrato, quando i film non soltanto ti raccontavano una storia ma te la comunicavano, ti comunicavano una storia e magari ti comunicavano un'idea, un pensiero o più semplicemente ti davano uno spunto per riflettere, attirando la tua ragione solleticando il tuo cuore.
1984, DDR (Repubblica Democratica Tedesca), Berlino Est. Tra intrighi e interessi personali la STASI lavora incessantemente per smascherare i nemici dello stato e del socialismo; gli artisti e gli intellettuali sono sempre i primi indiziati: contestatori e destabilizzatori per natura. Le vite di registi teatrali, commediografi, giornalisti, attori, passate al setaccio e come sempre la dura lotta tra il bene ed il male, ci sarà qualcuno che si chiederà cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, che vacillerà messo di fronte alle "vite degli altri"?
Due ore di film che difficilmente annoieranno e spero facciano anche riflettere; non esprimo giudizi sugli attori perchè non sono mai stato in grado di distinguere un buon attore da uno cattivo, io giudico soltanto la storia e ciò che mi fa provare.
Buona visione.

Note - E' IL PIU' GRANDE SUCCESSO DELLA STAGIONE CINEMATOGRAFICA TEDESCA (HA VINTO 7 PREMI DEL CINEMA TEDESCO TRA CUI MIGLIOR FILM, MIGLIOR REGIA, MIGLIOR SCENEGGIATURA).
- PRESENTATO IN 'PIAZZA GRANDE' A LOCARNO 2006.
- OSCAR 2007: MIGLIOR FILM STRANIERO.
- DAVID DI DONATELLO 2007 COME MIGLIOR FILM DELL'UNIONE EUROPEA.


Per maggiori dettagli: "Le vite degli altri"

NOW ON AIR: "Struggle for pleasure" Wim Mertens


giovedì, agosto 30, 2007

Andamento positivo

Sono contento perchè in queste utlime due settimane il mio blog ha registrato, secondo i dati di ShinyStat, un andamento molto positivo: un bel +108% di visite.
Sono molto fiero di me... non è vero, ma mi fa comunque piacere, anche se potrebbero essere persone capitate qui per caso.
Comunque, se i mezzi tecnici mi sosterranno con sufficiente continuità, spero di poter aggiornare più spesso di quanto ho fatto negli ultimi mesi il blog, proponendo idee, recensioni, suggerimenti, segnalazioni, sempre nel mio spirito, un po' critico, un po' malinconico, un po' irriverente, aggiungendo ogni tanto una punta di leggerezza.
Grazie a chiunque apprezzi quello che scrivo, a chiunque lo legga anche senza apprezzarlo, a chiunque lo legga perchè mi conosce e a chiunque lo legga solo perchè gli sto simpatico: un saluto particolare ai miei commentatori preferiti Serendipity e Franciov (non vorrei sottolineare qui che sono anche gli unici, a parte uno o più anonimi le cui sembrano farsi più frequenti di recente, ma spero che possano crescere).

PS: vorrei sottolineare quanto suoni meglio usare la parola "andamento" invece dell'orribile versione inglese "trend", caro il mio ShinyStat, il mio sito non ha un "trend", bensì un "andamento" positivo (Forza CILDLI, sempre).

NOW ON AIR: "U + Ur hand" Pink

martedì, luglio 31, 2007

Il senso della vita

In mancanza di argomenti freschi ho aperto una pagina del mio diario personale, che porta la data del 29/9/2006, e la voglio copiare qui.

Nella vita, così come in ogni cosa, vi sono aspetti essenziali contrapposti a quelli accidentali: i primi, come dice la parola stessa costituiscono l'essenza stessa di una cosa (in questo caso la vita) e quindi ne sono imprescindibili, non può definirsi "vita" qualcosa in cui non possiamo riconoscere quelli che sono oggettivamente aspetti essenziali e quindi necessari della vita.
Al contrario gli aspetti accidentali sono quelli che possono esserci oppure no, senza cambiare la natura intima di una cosa.
Per fare un esempio molto figurativo e, forse, anche un po' poetico, possiamo pensare ad una strada: per avere una strada è sufficiente avere un percorso riconoscibile in qualche direzione, non importa l'origine, nè la destinazione, non importa se è asfaltata o sterrata, addirittura arrivo a pensare che non importa se è reale o immaginaria, spirituale. Tutti gli aspetti non essenziali della strada possono essere paragonati a tanti sassolini che si trovano su di essa: possono essere tanti o pochi, spostarsi, aumentare, diminuire, ma resteranno sempre aspetti puramente accidentali di una particolare strada.
E così arriviamo al punto: il senso della vita, intendendo senso come significato e non come direzione, può essere soltanto uno degli aspetti essenziali. Se la vita ha significato oggettivamente, tale significato oggetivo può solo risiedere in uno degli aspetti essenziali della vita: gli aspetti accidentali possono rappresentare rassegnate giustificazioni, più o meno piacevoli direzioni, si prende un aspetto accidentale della vita e lo si usa come fosse l'ago di una immaginaria bussola che segna un'immaginaria rotta nell'oceano della vita. Tutto questo però è completamente soggettivo ed arbitrario mentre la vita, o almeno quello che intendo io quando parlo di vita, è qualcosa che condividiamo tutti, qualcosa che riguarda tutti allo stesso modo e nella stessa misura e che, quindi, non può essere nè soggettivo nè arbitrario.
Se ognuno può trovarsi il proprio personalissimo senso della vita, inteso come direzione, è perchè non esiste nessun senso nella vita, inteso come significato, in quanto questo precluderebbe qualsiasi altra interpretazione.
Ma fin qui è mera curiosità, ci sarà qualcosa, non ci sarà, c'è un motivo un significato per tutto questo? Quello che mi angoscia veramente è il non capire come si possa dare ogni giorno seguito a questo scempio, chiamato vita, procreando.

NOW ON AIR: "Black Star" Radiohead

Lego o L'ego?

Sono rimasto particolarmente colpito da questa recente canzone:



ecco in particolare i passaggi del testo che mi hanno favorevolmente affascinato:

[...]

Dove son finiti tutti quei mattoni colorati
quanti menti son cresciute, quanti sogni irrealizzati.
Quando ero piccolo
giorni interi trascorrevo a costruire con il lego
ancora non sapevo a cosa stavo andando incontro

Ora che sono diventato un adulto
non mi riesco più a guardare allo specchio
della televisione proprio me ne frego
io mi diverto a costruire coll'ego.

Dimmi cos'è che non va
con me stesso
dimmi qual è il meccanismo che è rotto
dammi un ricambio perfetto
così la smetto
la smetto di riflettere, di ragionare, di cercare di capire, il senso delle cose

[...]


Riflettiamoci un po' tutti, in silenzio, ascoltando queste belle parole.

PS: Mi è venuta un voglia matta di tirare fuori la scatola dei lego dall'armadio.

NOW ON AIR: "Lego" Io, Carlo

domenica, luglio 29, 2007

Un bel libro

Il protagonista de "Il giovane Holden" dice che per lui un bel libro è quello che, finito di leggerlo, vorresti che l'autore fosse tuo amico per poterlo chiamare e parlarne.
Secondo me un bel libro, almeno per quel che riguarda i romanzi, è un libro in cui ti capita, mentre lo leggi, di sperare che il protagonista si comporti in una certa maniera, di suggerirgli come agire, suggerire mentalemente la prossima mossa, cercare di immaginare cosa c'è dietro la prossima svolta e tremare di paura e sorridere di piacere insieme ai protagonisti.

NOW ON AIR: "Downfall" TRUST Company

martedì, luglio 03, 2007

Misericordia

"Ritengo che la cosa più misericordiosa al mondo sia l'incapacità della mente umana di mettere in correlazione tutti i suoi contenuti. Viviamo su una placida isola di ignoranza nel mezzo del nero mare dell'infinito, e non era destino che navigassimo lontano. Le scienze, ciascuna tesa nella propria direzione, ci hanno finora nuociuto ben poco; ma, un giorno, la connessione di conoscenze disgiunte aprirà visioni talmente terrificanti della realtà, e della nostra spaventosa posizione in essa che, o diventeremo pazzi per la rivelazione, o fuggiremo dalla luce mortale nella pace e nella sicurezza di un nuovo Medioevo."

da "Il richiamo di Cthulhu" H. P. Lovecraft


NOW ON AIR: "Struggle for pleasure" Wim Mertens

venerdì, giugno 08, 2007

Il giovane Holden


Ho finito di leggere (il 3/6/2007, n.d.a.) “Il giovane Holden” ma non sono certo di cosa vorrei dire in proposito; non saprei dire se mi è piaciuto oppure no: sono un po’ confuso da questo romanzo.
Questo libro parla di una persona, di un ragazzo che, cacciato dall’ennesima scuola, descrive le proprie vicissitudini di un week-end, parla di se stesso e della propria vita: diciamo che, forse, il grado di apprezzamento del libro corrisponde a quello che si prova verso il protagonista del racconto. Io però non riesco a capire neanche se mi piace questo Holden Caulfield, o se trovo qualcosa di interessante in lui.
Lo stile della scrittura non ha nulla di particolarmente coinvolgente ma non risulta pesante; l’autore cerca di trasferire su carta la parlata e gli atteggiamenti di un adolescente non troppo attento ai formalismi e alla lingua, creando quello che potrebbe essere considerato, da un lato, un terribile scempio letterario e, dall’altro, un’innovativa forma di genialità (per il 1951, anno di pubblicazione del libro in questione).
Anche tra i commenti che ho potuto trovare in rete, a parte quelli banali e idioti del tipo “questo libro fa schifo” o “è un libro stupendo”, si trovano opinioni discordanti che vanno dal capolavoro al pessimo libro, ma in quasi tutte il giudizio sul libro sembra imprescindibilmente legato a quello sul protagonista. In particolare si possono riscontrare due punti di vista molto diffusi:
1) un libro straordinario per linguaggio e stile (parolacce, sgrammaticature tipiche degli adolescenti condite da un intercalare particolarmente fastidioso, inoltre si parla di sesso e, vagamente, di pederastia) considerando che è stato scritto negli anni Cinquanta; un libro ancora attuale in cui colpisce l’anticonformismo e la grande intelligenza del protagonista che, a differenza delle persone comuni, non resta invischiato nell’ipocrisia, nella falsità, nel perbenismo di una società malata ed anche sostanzialmente inutile, cosa ti serve di più quando puoi prendere il tuo cappello rosso da caccia al cervo e trovare un lavoro in un ranch all’ovest? A cosa ti servono tutte queste convenzioni e queste falsità?
2) Holden è un giovane disadattato e confuso, soprattutto immaturo, che critica continuamente gli altri per la loro ipocrisia e la loro falsità, mentre il suo passatempo principale è raccontare balle; non tanto un idiota, più che altro un ragazzo che ha molta paura del mondo ma non vuole ammetterlo, ritiene di essere l’unico a capirlo in realtà e critica quindi il resto della società per la costante falsità ed ignoranza in cui vive, quella società di cui lui praticamente non fa parte, rimanendone sempre ai limiti, senza quindi poterla conoscere veramente. Holden parla della vita senza averla mai vissuta, quindi tutto quello che dice non ha alcun valore.
La mia impressione è che l’intenzione dell’autore fosse quella di descrivere un personaggio come presentato nel punto 1) ma, per incapacità o scarsa esperienza (“Il giovane Holden” è un romanzo di formazione) abbia finito per raccontare un ragazzo come quello del punto 2).
Holden non risulta essere sufficientemente descritto e definito, nonostante sia il protagonista assoluto, rimane un personaggio vago, in conseguenza di ciò chi legge riempie, anche inconsapevolmente, le lacune lasciate dall’autore con la propria impressione, con le proprie esperienze, con la propria idea di società e di disadattato. Infatti, in entrambe le visioni, è fondamentalmente questo l’unico punto in comune: il riconoscimento, nel giovane Holden Caulfield, di un ragazzo disadattato e forse l’opinione di chi legge è fortemente influenzata dall’idea che ha del “disadattamento”, perché l’autore non ci descrive compiutamente, nello sviluppo dello scarno racconto, il messaggio che voleva veicolare mediante il proprio personaggio… sempre che ce ne fosse uno.
In conclusione non so ancora se ho letto un bel libro oppure no, ma sono comunque contento di averlo fatto perchè mi ha dato la possibilità di scrivere questa pseudo-recensione che non mi dispiace affato.

NOW ON AIR: "Downfall" Trust Company

martedì, maggio 29, 2007

Cent'anni di solitudine


Ho finito di leggere "Cent'anni di solitudine" di Gabriel Garcia Marquez.
Non lo ritengo un capolavoro, a differenza di molti, e neanche un ottimo libro; è un buonissimo libro che poteva essere scritto un po' meglio e forse poteva essere un po' più corto senza perdere nulla.
Un buon inizio ed una fine migliore, mentre nel mezzo sembra un libro "stanco", che non ha voglia di raccontarsi, il corpo centrale sembra solo un pretesto per giungere alla parte conclusiva.
Complessivamente comunque un libro che consiglierei di leggere, prima o poi.
Il messaggio che mi ha trasmesso? Siamo tutti soli e spesso spendiamo le nostre vite cercando di eludere la solitudine condividendo la vita con gli altri, ma l'unica cosa che riusciamo a condividere veramente è la solitudine stessa. L'amore, l'amicizia, la famiglia: con queste armi ci illudiamo di combattere la solitudine, ma in questa guerra, negli anni, e forse nei secoli, l'unica a sopravvivere a tutto è solo lei, la solitudine dell'essere umano.

NOW ON AIR: "Bleed it out" Linkin Park

sabato, maggio 12, 2007

Mamme

Premetto le mie scuse a tutte le mamme, a tutte le future mamme (soprattutto a Shirin), a tutte quelle donne che pensano che avere figli è importante, qualsiasi sia il motivo.

Se le mamme volessero veramente bene ai loro figli come ci vogliono far credere, sopra ogni cosa, prima di ogni cosa, anche di loro stesse, il più piccolo pericolo che la propria prole potrebbe correre, il più minimo dolore che potrebbe provare, la più passeggera delle sofferenze non dovrebbero essere sufficienti a convincere ogni potenziale mamma a non divenirlo mai?
Sono queste le domande a cui vorrei che mi fosse risposto, come quando da piccolo mi chiedevo perché dovevo andare a scuola, perché dovevo essere umiliato in pubblico quando non sapevo una cosa, perché dovevo fare sport, perché dovevo socializzare, perché tutti mi prendevano in giro per i miei capelli, perché tutti mi prendevano in giro appena "uscivo dai binari", perché stavo male, perché tutti mi prendevano in giro per la mia voce, perché tutti ridevano di me, perché devo sempre fare cose che non mi va di fare, perché tutti mi chiedono aiuto ma nessuno vuole veramente aiutare me, perché mi guardi ma non parli, perché non posso essere felice, perché devo sopportare tutto questo?
Una volta prendersi in giro, il non prendersi troppo sul serio, l'autoironia funzionavano, rendevano la vita più vivibile; ma di fronte alla vita vera non riesco, sarebbe come ridere davanti ad un leone affamato, non serve ad un cacchio, l'unica cosa che puoi fare è sperare che non ti sbrani.
Forse è così che fanno le mamme, mettono i figli nella bocca del leone e sperano che questo non se li mangi... sperano... è forse questo che significa volere bene [Sarcasmo]? Se significa questo, sono contento di non voler bene a nessuno e spero di non volerne mai a nessuno (in riferimento al post precedente).

PS: Altra domanda fondamentale della vita, almeno della mia, perchè ci sono commenti solo per i post simpatici e mai per quelli seri?

NOW ON AIR: "Sad songs" Matt Nathanson

Telefilm e sentimenti

Ho appena finito di guardare Grey's Anatomy (il post è pubblicato in differita), il che significa che ho appena finito di piangere come una ragazzina. Mi faccio schifo, non come uomo, non credo che gli uomini non debbano piangere per essere tali e comunque non mi importa di essere uomo, mi faccio schifo come essere umano. Ogni volta mi succede la stessa cosa... mi viene da piangere per delle storie inventate di persone che non conosco e neanche esistono, mentre le storie delle persone vere non provocano nessuna reazione in me, a parte il fastidio di trovarmi costantemente a disagio. Nella vita reale mi trovo a disagio per lo stesso motivo che mi provoca commozione e pianto quando guardo uno schermo: non per quello che accade agli altri, non è questo che mi provoca compassione, al centro del mondo ci sono sempre io, gli altri, veri o immaginari che siano sono sempre e soltanto un mezzo per vedermi dentro e compiangermi perché io, quello che provano loro, quello che sentono, non lo proverò mai, non lo sentirò mai, come non l'ho mai sentito e non l'ho mai provato. Ci ho provato... ma non riesco, la mia vita è stata imitazione, al massimo, dei comportamenti altrui, non c'è mai stato nessun "movimento" che nascesse dentro di me verso qualcuno o qualcosa, mi sono adattato agli altri cercando di sembrare il più "normale" possibile. Una volta mi hanno chiesto "C'è qualcuno a cui vuoi bene?", io non ho saputo rispondere, non ho saputo rispondere né si, né no, ma qualcosa mi dice, dentro di me, che in realtà non ho potuto rispondere semplicemente perché avevo paura di essere sincero, di dire no.
Tralasciando filosofismi e psicologismi sul cosa possa significare effettivamente, fisiologicamente, voler bene, amare, odiare, rispettare, provare orgoglio, soprattutto provare soddisfazione, ma anche desiderare qualcosa... io non voglio provare a discutere di cosa queste cose siano, se ci sono dei motivi sociologici dietro, se siano realtà o frutto della nostra immaginazione, se siano soltanto dei meccanismi automatici che servono agli esseri umani per sopravvivere o per vivere, non voglio provare a discuterlo perché se non sai cosa sono queste cose non hai modo di discuterne, sarebbe come per un cieco voler discutere di colori, che ne sa un cieco di colori... che ne so io di sentimenti. Non ho avuto una vita molto "ricca" ma in 25 anni non c'è stato mai niente più di tanta rabbia e forse dell'invidia, oltre al disagio ovviamente.
Riesco ad intravedere la passione ed il sentimento soltanto attraverso i film, i libri e i telefilm, come un cieco che riesce ad intravedere i colori nelle parole di un abile interlocutore, e probabilmente quel che mi fa piangere non è il sentimento espresso dalla rappresentazione ma l'invidia per l'essere umano "normale" che di quelle emozioni vive, che siano belle o che siano brutte, gli danno quella scossa che lo fanno sentire vivo, che lo fanno essere vivo... è così che io sono qui, cieco in un mondo di immagini, vivo nel fisico e morto nell'animo.

PS: ora forse capisco anche perché non credo nell'anima, inconsciamente mi sono convinto che l'anima non esiste perché, nel caso esistesse, allora io sarei ulteriormente in difetto, non avendola: come può una persona senza sentimenti avere un'anima?

NOW ON AIR: "Too little too late" Hoobastank

domenica, aprile 29, 2007

Consigli letterari

Vorrei proporre cinque sentiti consigli letterari:

1) "Uno, nessuno e centomila" Luigi Pirandello
Un classico, ma spesso risulta poco apprezzato, come molti dei libri che ci fanno leggere a scuola, inoltre a scuola di solito si è troppo "piccoli" per apprezzarlo, consiglio vivamente di leggerlo ai più grandi ma anche ai più piccoli che volessero andare oltre alla semplice scolastica.
Capolavoro.

2) "Dune" Frank Herbert
Ormai è diventato un classico della fantascienza ma mi sembra ancora troppo poco conosciuto, quindi lo consiglio, lo consiglio e lo consiglio ancora, leggendolo potreste appassionarvi e scoprire di voler leggere anche i cinque libri che completano la saga di uno dei pianeti che contribuì alla nascita delle più grandi avventure di fantascienza che tutti conosciamo.
Geniale.

3) "Guida galattica per gli autostoppisti" Douglas Adams
Ironica e irriverente visione degli esseri umani e della nostra cultura vista da fuori: chi può vederci meglio da fuori se non gli alieni? Tipico humour inglese divertente e allo stesso tempo amaro, te la spassi mentre rifletti e, forse, ci può aiutare a prenderci un po' meno sul serio, in fondo non siamo che un ammasso di cellule in un punto microscopico dell'Universo.
Ricostituente.

4) "Pian della Tortilla" John Steinbeck
La storia un po' ironica e un po' drammatica di un gruppo di amici che si trovano in difficoltà, se per colpa loro o del mondo che li circonda non si sa e, probabilmente, non è importante saperlo. Degli amici, un tetto sopra la testa cosa potremmo chiedere di più?
Commovente.

5) "Manfred" Lord George Gordon Byron
Non trovo le parole per descriverlo, ho riso, ho pianto, mi sono immedesimato, ho compreso il protagonista, l'ho amato, l'ho odiato, tutto in un libro di 40 pagine... pieno Romanticismo, un pizzico di Sturm und drang... Manfred.
Epico.

NOW ON AIR: "Dracula from Houston" Butthole Surfers

Cose che ho fatto 02

004) HO GUIDATO UNA FERRARI --> No
Non ho la patente. Sono pigro e fortemente convinto di non essere in grado di condurre un qualsiasi autoveicolo (in realtà ho difficoltà anche con la bicicletta), non ho voglia di spendere soldi per carburante e assicurazione e manutenzione, non ho voglia di aggiungere inquinamento a quello già esistente, non ho voglia di diventare come quelli che per fare 300 metri prendono la macchina, non ho voglia di impazzire nel traffico uccidendo i primi cento automobilisti che mi capitano a tiro. Questi sono i motivi per cui non ho la patente e, quindi, neanche una macchina... per quel che riguarda la Ferrari, bellissima a vedersi, ma nient'altro che un'ammasso di metallo molto, troppo, costoso, uno spreco di soldi ed energie, spesso solo un gioiello prezioso da mostrare in giro per sentirsi migliori di quello che si è.
Anche se avessi avuto la possibilità di guidarla non lo avrei fatto (anche se magari con una Ferrari a disposizione non l'avrei pensata così... relatività e psicologia).


005) SONO STATO ALL'INTERNO DELLA GRANDE PIRAMIDE --> No
Per un certo periodo della mia vita mi sarebbe piaciuto molto: avrei voluto fare l'archeologo, ma per fortuna ho cambiato strada, non sarei andato lontano in questo campo poco motivato come sono in tutto quello che faccio e così restio agli spostamenti, è vero che abito a Roma e di lavoro ce ne sarebbe ma come fa uno a fare l'archeologo senza viaggiare?
Mai stato in Egitto e mai ci andrò, quindi niente Grande Piramide.


006) HO TENUTO IN MANO UNA TARANTOLA --> No
Non mi farebbe schifo, forse un po' di paura, ma è un'animale abbastanza lento da quel che so, quindi potrei anceh farlo avendo a disposizione una bestia del genere... per fortuna non l'ho a disposizione così posso evitare di mettermi alla prova. La lentezza dell'animale è importante perchè a me fanno paura quegli animaletti piccoli e veloci che danno l'idea di essere insinuanti, ovvero di potertisi infilare nei vestiti ad esempio: per questo ho paura dei topolini e delle lucertole.


NOW ON AIR: "Good time" Leroy

Quentin Tarantino

Perchè Quentin Tarantino è tanto apprezzato?
Non ho mai visto un bel film, un buon film, legato in qualche modo a Quentin Tarantino.
Addirittura, a mio parere, riesce a rovinare delle belle idee tramutandole in film di serie Z.
Ieri ho visto "Hostel", genere horror, certo sono pochi i capolavori della serie horror, ma tra il capolavoro e la schifezza ci sarebbe davvero molto, ci sarebbe perchè il film di Tarantino si pone in piena schifezza, ma non perchè sono debole di stomaco e mi ha infastidito la truculenza delle immagini, proprio perchè il film fa schifo, non ha nulla di interessante.
"CSI: scena del crimine" è uno dei miei telefilm preferiti, ma l'episodio diretto da Quentin Tarantino è stato il peggiore di tutte le stagioni fin qui viste; "Pulp Fiction" si può vedere, ma non è un film bellissimo come ho sentito più volte dire, gli darei un sei striminzito.
Certo si tratta di gusti, forse, ma ... deve esserci qualcosa che ti fa dire questo film è bello, la trama, lo sviluppo, i personaggi ben definiti, una grande interpretazione di uno dei protagonisti, la bellezza delle scene, le fantastiche ambientazioni. In uno qualsiasi dei film non ho visto nulla di tutto ciò: ci sono tette e sederi, ci sono droga, sesso e truculenza, sangue ed idiozia.

"Hostel": due ore di vita perse

sabato, aprile 21, 2007

Torino - Matteo - 16 anni

Non è una notizia recente... ho avuto bisogno di elaborarla un po' e ora vorrei scrivere qualcosa anche se so già che mi ingarbuglierò perchè le cose da dire sarebbro tante e tutte fittamente connesse.
Matteo era un ragazzo di 16 anni viveva a Torino e andava a scuola come molti suoi coetanei, probabilmente cercava di vivere al meglio la propria vita, ma non ci è riuscito, in un certo senso gli è stato impedito: si è tolto la vita gettandosi dal balcone di casa sua: sembra che abbia lasciato scritto "Sono a disagio perchè mi fanno sentire diverso."
Come al solito fiumi di commenti da ogni fonte possibile.

Cosa ne sapete voi di quel che significa essere accerchiati, essere circondati ventiquattr'ore su ventiquattro, da un branco di leoni pronti a sbranare la tua anima al minimo passo falso.
Soltanto chi lo ha provato può sapere cosa significa, non riuscire a resistere, a controbattere, a questo continuo attacco... ma sono pochi quelli che lo provano e possono capire, manco a dirlo, il branco è sempre più numeroso.
La maggior parte delle persone stanno dall'altra parte del mondo e non capiscono, non possono capire: sarebbe come chiedere al leone di capire che anche la gazzella vorrebbe vivere e di comportarsi di conseguenza.
Io non odio le persone, io odio il gruppo, la società, la comunità, l'associazione: da soli siamo spesso anche in grado di essere, non solo brave persone, ma addirittura belle persone.
Ne ho conosciuti tanti di bravi individui (li riconosci solo quando ti danno la possibilità di vederli nella loro individualità e, perchè no, vulnerabilità), buoni, bravi, comprensivi, rispettosi, tutto quello che volete, ma solo fintanto che restano soli con te. Nel gruppo ci sono solo vessazioni e maltrattamenti psicologici e sociali (a volte fisici).
Voi che ora vi stupite, voi che ora vi indignate, sui blog, nelle chat, sui forum, sui giornali, alla radio, alla tv, siete gli stessi che facevano gli scherzi idioti alla scuole superiori, quelli che mettevano in imbarazzo e a disagio, quelli che ridevano e deridevano, oppure siete i professori che "Io? Come? Non è possibile, io non mi sono mai accorto di niente, come avrei potuto?", siete i genitori delle vittime, vostro malgrado incapaci di comprendere, siete i genitori dei carnefici che a volte addirittura istigano con il loro esempio.
Sarei soddisfatto se almeno la smettessimo con queste ipocrisie, diciamolo che queste persone impacciate, buone, educate, fragili che prendiamo in giro ogni giorno sono dei deboli, sono degli spassi che ci servono per sentirci più forti: come i cuccioli di leone che giocano tra di loro formandosi alla vita e in questi giochi, che diventano più duri man mano che crescono, può starci che qualcuno dei più deboli soccomba, perchè non è abbastanza forte.
Noi siamo animali, proprio come i leoni, ma abbiamo un cervello che è sviluppato molto più di qualsiasi altro cervello animale, dovrebbe servirci ad andare avanti e invece siamo fermi allo stesso punto di qualsiasi altro animale sprovvisto di ragione.

Non credo nell'aldilà ma un saluto a Matteo vorrei mandarglielo lo stesso e dirgli che io lo capisco e, si, nel profondo del mio cuore un po' lo invidio, perché, a differenza di ciò che si dice sempre, secondo me ci vogliono la palle per andarsene, non per rimanere e trascinarsi nella vita.
Le palle ce le hai se hai la forza di decidere tu cosa fare della tua vita, indipendentemente se siamo poi d'accordo su cosa è più giusto farci, se vivi come si deve vivere sei soltanto una piccola palletta di energia sprecata nell'immenso spazio-tempo dell'Universo.

Commento per "Basta!"

Cercando di rispondere a un commento ho finito per scrivere quasi un nuovo post, quindi ho deciso di inserirlo anche qui:

purtroppo, o per fortuna, non mi conoscete, non mi conoscono neanche quelli che mi sono stati più o meno vicini negli ultimi 25 anni, altrimenti sapreste che il divertimento e la vita non hanno mai fatto parte di me.
So di aver appena scritto che "la vita non ha mai fatto parte di me" è mi rendo conto della pesantezza di questa affermazione, ma già a tre anni la vita era una cosa che mi passava accanto scompigliandomi i capelli con lo spostamento d'aria della sua irrefrenabile corsa, irritandomi terribilmente per questo scompigliare.
Dopo i primi tentativi di integrazione nella società e nella vita delle scuole elementari ho cominciato piano piano a rinunciare alla possibilità di una vita "normale", l'unica cosa che avevo nella vita era la scuola e mi dedicavo a quello anche se non ci andavo quasi mai, perchè a scuola mi sentivo a disagio.
Questo spiega anche il fatto che il tempo nel mio passato è scandito dalle classi scolastiche, non so dirti che anno fosse, quale squadra avesse vinto il campionato, chi fosse il presidente della repubblica, dove fossi stato in vacanza, ma so dirti che anno delle medie o delle superiori era e quali furono i principali fatti di quella mia stagione scolastica.
Già all'asilo non ero un bambino tipico, ma alla fine dell'elementari sicuramente ero già vecchio dentro.
Avete mai avuto un compagno di scuola di quelli che si definiscono "sfigati", che quando c'è ricreazione rimangono seduti al banco aspettando che la lezione successiva cominci, magari un po' malaticci, incapaci nello sport, timidi, insicuri, introversi, pensate tutti questi aggettivi "negativi" per un ragazzo e probabilmente ce li avevo tutti, ma la cosa peggiore è che non mi è mai importato nulla di tutto questo.
L'unica cosa che mi importava era di essere lasciato in pace, perchè dover essere mortificato ogni giorno dalla vita e anche da quelli che la vita con me, in un modo o nell'altro, la condividevano?
Andavo a scuola perchè dovevo andarci, studiavo perchè dovevo studiare, dovevo non perchè qualcuno me lo imponesse, ma perchè non c'erano alternative, di lavorare non ne avevo alcuna intenzione come non ce l'avrei neanche adesso: una volta finito di studiare, basta, la mia vita era finita, per il resto della giornata nulla più completo, senza che nulla di tutto quello che potessi fare mi mancasse.
Non mi è mai mancato niente, nel senso che non ho mai sentito la mancanza di niente, non ho mai veramente desiderato niente a parte che la vita mi lasciasse in pace.
Il divertimento fa probabilmente parte di ognuno di "voi" ma non ha mai toccato le mie corde, se così vogliamo dire, non so perchè ma è così... nessuno sa perchè, alla fine anche la mia psicoterapeuta si è arresa e alla fine ha detto "si, probabilmente non è nelle tue corde", forse si era stancata di perdere tempo con me o forse la pagavo troppo poco per perdere tempo con me.
Ci sarebbe tanto da scrivere... lo farò prossimamente.



NOW ON AIR: "Baba O'Reily" The Who

mercoledì, aprile 18, 2007

Basta!

Ok... ho toccato il fondo, con l'indovinello ho veramente toccato il fondo.
La mia parentesi allegra e leggera finisce ufficialmente qui, soprattutto se deve portarmi a livelli mentalmente così bassi (quella di Franciov era un'idea carina, la mia una cacchiata).
Da adesso tornerò ad essere veramente me stesso anche qui sul blog: cercavo di affogare angoscie e paure nell'idiozie... ma non lo sopporto, preferisco essere infelice piuttosto che idiota mortificando la mia cultura e la mia intelligenza in questo modo.
Tornerò ad essere il cinico e depresso Maxparsifal di sempre, perchè questo è quello che veramente sono, la vita ed il divertimento lo lascio agli altri... la vita ed il divertimento non fanno per me.
Posso sopportare soltanto un ambito di malinconica serenità che mi piacerebbe riguadagnare ma che non riesco ad assaporare più come un tempo, forse perchè tutti vogliono che io cresca tranne io.
Paura di crescere? Può darsi, ma la paura è un problema? Secondo me lo è solo se ti impedisce di fare qualcosa che vuoi fare, altrimenti è niente.

NOW ON AIR: "The fantasy" 30 seconds to Mars

martedì, aprile 10, 2007

Perché non personalizzi l'aspetto del tuo blog?

Semplice: perché è il contenuto quello che conta, non l'aspetto.
Esattamente come la mente conta più del corpo e di come questo viene presentato; noi non siamo altro che mente, certo il corpo influisce sull'evoluzione della nostra mente, ma quello che mi rende effetivamente diverso da te, che mi rende quello che sono, è la mia mente, non il mio corpo e ciò che gli sta intorno.

Inoltre non ho alcun senso estetico né artistico quindi rischierei di rendere meno leggibile i miei contenuti.

NOW ON AIR: "Forever young" Youth Group

Community su internet

Stanno proliferando le community su internet: Facebox, Tagged, MySpaces...

la cosa più curiosa secondo me è questa: quando entrate per la prima volta, dopo essere stati invitati da un amico, le prime persone che vi contattano per conoscervi (se siete maschi come me) sono delle fregne stratosferiche (scusate il termine poco elegante).

Certo che il mondo è strano... non ci sono cozze nelle community, probabilmente vengono abbattute all'ingresso.

PS: per chi non fosse di Roma e non sapesse cosa sono le fregne, sostituite questa parola con strafighe, figone, o qualcosa del genere... ma secondo me il termine che ho usato rende più l'idea.

NOW ON AIR: "What I've done" Linkin Park

martedì, marzo 20, 2007

Cose che ho fatto 01

001) HO OFFERTO DA BERE A TUTTI IN UN BAR --> No
Non è da me. Non lo è perchè se entro in un bar è solo per usare il bagno. Non è da me perchè sono terribilmente tirchio e soltanto una questione veramente importante può spingermi a cedere del denaro. Non lo farei neanche se avessi appena vinto alla lotteria. Non lo farei nè con degli sconosciuti nè con dei conoscenti (modello bar di paese in cui si conoscono tutti), anche perchè sono difficile agli entusiasmi, per non dire completamente immune. Cosa potrebbe spingermi a farlo? Penso, forse, un picco di felicità, se solo fossi una persona normale, se riuscissi a trarre felicità dalle cose, anzi, da una qualsiasi cosa di tutti i giorni oppure da una di quelle rendono un giorno speciale, o che di solito lo rendono alle persone comuni. Alle persone fortunate?

002) HO NUOTATO INSIEME AI DELFINI --> No
Non sono mai stato in un luogo dove potesse accadere, sicuramente non nell'oceano Pacifico, ma neanche al delfinario di Riccione. Un'altro importante scoglio sarebbe quello che non so nuotare.
Certamente i delfini sono tra gli animali più affascinanti della Terra e sicuramente educati e riconoscenti: se mai la Terra dovesse essere distrutta loro prima di fuggire su un'altro pianeta ci direbbero "Addio e grazie per tutto il pesce" (vedi Douglas Adams).

003) HO SCALATO UNA MONTAGNA --> Forse
Dipende da cosa si intende per montagna. Se per scalare una montagna si intende arrampicarsi su una lastra di pietra perpendicolare al terreno sospesi ad una corda, sicuramente no. Se si intende percorrere il lato di un rilievo montuoso dai piedi alla cima, anche se questa è notevolmente meno elevata rispetto a quelle dell'Everest o del K2, o anche rispetto a quella del monte Bianco, allora si diciamo che l'ho fatto.
Sicuramente ho percorso lunghe passeggiate lungo sentieri di montagna tra i 600 e i 1000 metri, senza mai andare oltre. Sicuramente preferisco una bella passeggiata tra i boschi che una sulla spiaggia. Comunque una vera è propria scalata non la affronterei mai perchè la vedo come una sfida alla natura dietro cui si nasconde una sfida a me stesso: preferisco allora rendermi conto del fatto che ho voglia di sfidare me stesso e rimanere ai piedi della montagna e sfidarmi direttamente faccia a faccia con me, invece di utilizzare la montagna come pretesto.

NOW ON AIR: "How soon is now" The Smiths

Cose che ho fatto 00

A volte è difficile scrivere sul blog, non solo perchè si scrive di se stessi ma anche perchè spesso non si ha sempre davanti il computer e quando viene qualche pensiero non si è lì pronti a esporre la propria opinione o il proprio punto di vista.
Ho un diario cartaceo che è più facile avere spesso a portata di mano, lì riesco meglio a fermare i miei pensieri, ma poi non riesco a tresferirli sul blog e a volte non voglio perchè sono questioni troppo personali anche per esporle nascosto dietro la maschera di un nickname (c'è anche chi, come Franciov ad esempio, sa chi si nasconde dietro la maschera).
Soluzione: ho trovato su internet un lista chiamata "Cose che ho fatto", non so se è qualcosa di originale o qualcosa su cui molti hanno messo mani e cervello, ma ho cominciato a leggerla e penso che si possano trovare diversi spunti per scrivere di sè, degli altri, del mondo, dell'universo forse.
Una lista di 300 spunti per far andare il flusso di coscienza, lasciare liberi, completamente liberi i pensieri di questo pazzo cervellino, magari più di uno per post perchè altrimenti non finisco mai, perchè altrimenti potrebbe diventare noioso, perchè per alcuni di questi potrei avere ben poco da dire, ecc.

NOW ON AIR: "Fairytale gone bad" Sunrise Avenue

Errata

Mi hanno fatto notare che la canzone "Hurt" di cui ho scritto in uno dei post precedenti, in realtà non è di Johnny Cash ma dei Nine Inch Nails.
Chiedo scusa per la mia imprecisione e mi scuso ancor di più perchè, nonostante abbia scoperto che tale canzone non era originariamente di Johnny Cash io continuo ad apprezzare molto di più la cover di quest'ultimo rispetto alla versione originale.
Naturalmente merito a Trent Reznor per aver scritto delle bellissime parole.

UPDATE: maturando ho capito che la versione originale dei Nine Inch Nails è decisamente la migliore.

NOW ON AIR: "Hurt" Nine Inch Nails

lunedì, marzo 05, 2007

Sono tornato

Vi sono mancato? Spero di si.
Ma sono tornato... no, non sono stato male,
no non sono stato all'estero,
no non sono stato indaffarato...

è solo che Franciov porta SFIGA!!!

In questo post egli si chiedeva cosa avremmo fatto senza la connessione ad Internet...
bè sarà una causalità ma poco dopo sono completamente rimasto isolato dalla rete...
il mio povero computer non riusciva più a connettersi a niente...
niente ADSL (forse perchè non la possiedo), niente 56K, niente wifi, niente blutooth (si lo so che con Internet non c'entra praticamente niente ma è per rendere l'idea dell'isolamento), neanche il masterizzatore mi permetteva di far uscire dati dal mio computer sotto forma di cd-dvd leggibili da altri lettori.
Ma ora è tutto a posto ed in più posso rispondere a Franciov.

Cinque cose che ho fatto non avendo la connessione ad Internet:
1) ho maledetto ripetutamente Franciov per la sfiga portata
2) ho potuto leggere più di prima, arrivando a metà de "La repubblica" di Platone (700 pagine)
3) ho visto diversi film
4) ho iniziato un'altro libro perchè 700 pagine non mi bastavano
5) ho formattato completamente il mio computer (perdendo circa 30 ore per cercare di fare il backup di tutto quello che avevo) per riaverlo perfettamente funzionante

Che vita triste! Ma a me piace.

NOW ON AIR: "Pensa" Fabrizio Moro

giovedì, febbraio 15, 2007

Pensierino di San Valentino

Una volta mi è capitato di avere tre donne contemporaneamente...

ho cambiato due carte e mi è entrato un poker.

AH AH AH AH AH AH!

Che tristezza, sigh.

mercoledì, febbraio 14, 2007

Civitavecchia: madre picchia preside

(ANSA) - ROMA, 13 FEB - La preside convoca un incontro per discutere degli atti di 'bullismo' di un'alunna, ma viene picchiata dalla mamma in scuola a Civitavecchia. E' accaduto oggi nella media inferiore 'Flavioni' di Civitavecchia. L'incontro era stato richiesto dalla preside con i genitori e gli insegnanti della classe della ragazza dopo le numerose lamentele. Accuse ribadite oggi e all'origine della violenta reazione della madre della ragazzina, che prima ha insultato la preside e poi l'ha aggredita.




Beh, che dire... un ottimo modo per dimostrare inconfutabilmente che la preside aveva torto.
Un esempio di rettitudine e impeccabile stile di vita per ogni figlia.

Permettetemi un ultimo atto di qualunquismo gratuito: dove andremo a finire? L'Italia è allo sfascio... tutta colpa degli immigrati che ci tolgono il lavoro...
(Naturalmente queste ultime frasi non rappresentano affatto il mio pensiero ma un piccolo esempio di satira sociale, nel mio piccolo)

sabato, febbraio 10, 2007

Quanto sei NERD?

Mi hanno proposto questo test e l'ho fatto:

http://www.nerdtests.com/ft_nq.php

In realtà so molto bene cosa sia un NERD ma non saprei spiegarvelo, quindi dovrete fare delle ricerche per conto vostro se non lo sapete.
Comunque questo è il "distintivo" che mi hanno rilasciato alla fine del test:

I am nerdier than 98% of all people. Are you nerdier? Click here to find out!

Un punteggio di 98/100 non è male, vuol dire che sono un vero e proprio NERD, anzi un DIO NERD: sinceramente non me lo aspettavo, sono rimasto sensibilmente soddisfatto, avevo paura che il mio "nerdismo" si fosse rammollito con gli anni... e invece no, è ancora qui gagliardo come sempre.

NOW ON AIR: "Sick & Tired" Default

domenica, febbraio 04, 2007

Una serie Galactica

Per tutti gli appassionati di telefilm, o di "serie TV" come dicono quelli che parlano bene, mi sento di consigliare vivamente Battlestar Galactica: una straordinaria serie fantascientifica che ancora non ha trovato il giusto spazio nella TV in chiaro. Infatti, parliamo di una serie del 2003, vecchia quindi quasi di quattro anni, che però non è mai stata trasmessa a beneficio del grande pubblico della TV pubblica o di quella privata in chiaro... ancora una volta mi chiedo perché mai c'è ancora chi paga il canone in Italia.

Non voglio anticipare nulla a chi volesse provare a gustare questa brillante produzione SciFi Channel, ma per chi volesse saperne di più indico il link alla relativa pagina di Wikipedia:
Battlestar Galactica (2003).



P.S.: il fatto che sia un remake di una serie del 1978 non toglie nulla alla bellezza di questa nuova edizione, soprattutto se non si è mai vista la versione originale.

venerdì, gennaio 26, 2007

Amore

Non sapevo cosa fosse l'amore... almeno prima di vedere questo filmato.
Io amo questa ragazza: quando ho visto per la prima volta questo filmato ho provato uno strano tremito, certo è tremendamente bella ma è la sua energia interiore che mi ha affascinato fino all'innamoramento più assoluto.




Tanta grazia esteriore, tanta potenza interiore... e poi, sa anche cantare.
Ti amo anche se non so chi sei, quello che ho visto mi basta.

NOW ON AIR: "Gocce di memoria" Giorgia

Litania contro la paura

"Non devo aver paura.

La paura uccide la mente.

La paura è piccola morte che porta con se l'annullamento totale.

Guarderò in faccia la mia paura, permetterò che mi calpesti e mi attraversi.

E quando sarà passata, aprirò il mio occhio interiore e ne scruterò il persorso.

Là dove andrà la paura non ci sarà più nulla.

Soltanto io ci sarò."


Grazie a Frank Herbert. Grazie ad un mito della letteratura moderna.

giovedì, gennaio 11, 2007

Sequenze tolkeniane

In riferimento al precedente post.
Per mettere un po' di ordine e per fare chiarezza dico che IO consiglio di leggere prima il "Signore degli anelli", poi "Il Silmarillion" ed infine, per chi è interessato, "Lo Hobbit", ma ci tengo a precisare che tale suggerimento è solo frutto di opinione ed impressione personale (questo per rispondere a qualcuno che mi ha insultato privatamente).

Sinceramente non so quale fosse l'ordine corretto nella mente dell'autore, ma devo anche dire che non me ne importa un gran che: spesso mi piace dire che i libri sono molto più importanti di chi li ha scritti, sicuramente ogni libro merita rispetto ma non vale lo stesso per gli autori.
Comunque non voglio dire che Tolkien non merita rispetto, piuttosto che, se la vediamo sotto questa prospettiva, quello che pensava l'autore delle proprie opere, fosse anche l'ordine con cui leggere, non dovrebbe interessarci più di tanto.

Ribadisco quindi il mio consiglio sull'ordine con cui procedere nel mondo tolkeniano e vorrei lanciare una riflessione: in questo mondo in cui le persone sembrano tanto importanti, in cui è importante vivere insieme, a stretto contatto con il prossimo, ed è importante collaborare, cercando sempre di essere massimamente sociali ,socievoli e collaborativi, cerchiamo di ascoltare il prossimo, di sentire quello che dice e quello che ha da dire, a proposito di libri o di qualsiasi altra cosa, potremmo scoprire, ad esempio, dei consigli di chi possiamo tranquillamente fidarci e quali, invece, dobbiamo prendere un po' con le molle.
Chi mi conosce lo sa (come diceva Alberto Tomba) io odio profondamente ogni attività sociale, socializzante, o comunque l'attività di un gruppo il cui unico scopo è il gruppo stesso: lo scopo di qualsiasi attività collaborativa dovrebbero essere gli stessi attori di tale attività, gli individui (non uso questa parola a caso) che compongono la collaborazione.
Siate individui prima che componenti e ricordate che: le cose più grandi e straordinarie nella storia dell'uomo (certo, dipende dai punti di vista) le hanno fatte degli individui, mentre le cose più abiette, sporche, riprovevoli, stupide soprattutto, sono spesso frutto di collaborazione.

Scusate la divagazione socio-psico-filosofica, a volte mi prende.

NOW ON AIR: "With arms wide open" Creed