giovedì, dicembre 31, 2009

I love Radio Rock



In questo periodo di vacanze ho voluto vedere qualche film. Tra questi ho particolarmente apprezzato "I love Radio Rock". Nonostante per i miei standard la qualità complessiva della pellicola sia alquanto scarsa, la musica rende il film degno di nota e degno di essere visto. Ho trovato la storia alquanto banale, se fosse stata soltanto una storia, raccontatami in qualche altra forma non avrebbe sortito alcune effetto sulla mia attenzione a lungo termine. Ma la musica è magica e nella sua magia c'è anche il potere di farti apprezzare un film che altrimenti sarebbe passato inosservato.
Questo film mi ha fatto riflettere su quanto la musica sia importante nelle nostre vite, nella mia in particolare. A me piace molto il silenzio, ma non posso fare a meno di alternarlo alla musica. Quante sensazioni e quante emozioni ci perderemmo se non ci fosse la musica? Forse è perché la musica è strettamente e intimamente legata ai ricordi, soprattutto ai ricordi delle emozioni e delle sensazioni. Anche quando non ne siamo completamente consapevoli una canzone che ci piace tanto probabilmente nel nostro intimo ci ricorda una persona, un'emozione, un sorriso, un abbraccio che abbiamo particolarmente apprezzato, un bacio che fatichiamo a dimenticare, un bel viaggio in macchina, una serata divertente tra amici, un vecchio amore, una persona cara perduta, un dolore che non vogliamo dimenticare.

Comunque la nota più negativa di tutte è la solita: perché cambiare sempre radicalmente il titolo dei film? Titolo originale "The Boat that Rocked". Il titolo poteva rimanere tranquillamente questo, a maggior ragione perché in Italia è uscito con un titolo in inglese e quindi il problema non era la lingua. Non mi sembra comunque che il titolo tradotto sarebbe stato così brutto: "La nave che dondolava", oppure, con un'altra accezione del termine rock, "La nave che spaccava". Certo si sarebbe perso il riferimento esplicito al Rock, ma allora perché non mantenere il titolo originale? Solo perché la gente può trovarsi in difficoltà al botteghino del cinema pronunciando un titolo in lingua straniera? La stessa difficoltà qualcuno potrebbe averla nel pronunciare "I love Radio Rock". Io per non avere problemi, quando compro i biglietti al cinema, invece di dire il titolo del film dico il numero della sala, se si tratta di multisala, altrimenti dico "due biglietti, grazie" oppure "tre biglietti, grazie". Non sempre però mi rispondono "Prego", ma questa è un'altra storia.

Ribadisco e preciso il giudizio, un film carino, per passare un paio d'ore in compagnia di buona musica e, magari, per i più giovani, un'occasione per conoscere della buona musica di qualche anno fa.

NOW ON AIR: "Let me be myself" 3 Doors Down

Intitolare una strada a Craxi non è poi così grave

Piccola rassegna stampa da www.ilmessaggero.it:

E' polemica dopo la decisione del sindaco di Milano Letizia Moratti di intitolare una via o un'area della città a Bettino Craxi a dieci anni dalla morte.

A dieci anni dalla morte e a diciassette dalla stagione dei processi per corruzione, Di Pietro non vede ragioni per rivedere il giudizio contro colui che affrontò in tribunale nel processo per le tangenti Enimont e scende in campo per contrastare il progetto della Moratti. «Facciamola questa piazza Bettino Craxi - scrive provocatoriamente il leader dell'Idv - ma sotto il nome, come in tutte le targhe, scriviamoci anche quel che era: "politico, corrotto, latitante"».

Tace anche il Pd, che deve forse ancora metabolizzare le passate riabilitazioni di Craxi (Fassino lo inserì nel «Pantheon» del partito, per Veltroni «innovò più di Berlinguer»).

Ma tutti gli ex socialisti finiti nel Pdl insorgono contro il vecchio nemico [Di Pietro, ndb] e Sandro Bondi definisce le parole del leader Idv «senza precedenti».

Da Pier Ferdinando Casini arriva un via libera alla via per Craxi accompagnato da un giudizio equanime sull'ex leader socialista: «Le vie d'Italia - è la sua considerazione - non devono necessariamente essere dedicate ai santi ma a personalità che hanno servito il proprio Paese. Credo che Craxi sia stato riabilitato già nei fatti molto prima di questa decisione della Moratti. Ha fatto errori, e certamente non ce ne possiamo dimenticare, ma ha avuto anche meriti».

«Faccio una proposta: a Bettino Craxi venga intitolata non solo una strada a Milano, la sua città, ma tante strade e piazze italiane. Solo così l'Italia potrà rendergli onore e ricordare la sua memoria». «Dobbiamo molto a Bettino - prosegue Rotondi - perché ha difeso fino alla fine il rispetto di un ordine democratico. Si apra un confronto serio, un dibattito ampio sull'eredità politica lasciata da Craxi e non ci si fermi a una polemica inutile e strumentale».

Bonaiuti: giusto intirolargli una via. «Stiamo parlando di un clima di dialogo tra persone serie, di un anno che si rinnova e mi pare giusto che a Bettino Craxi sia intitolata una strada, una piazza, un parco, qualcosa della sua Milano. Al di là di qualsiasi discussione», ha detto il portavoce del premier Silvio Berlusocni Paolo Bonaiuti, intervistato dal Gr Rai.

Frattini: restituirgli l'onore. «Non dobbiamo permettere che il decennale della scomparsa di Bettino Craxi ci butti in faccia una storia e una memoria manipolata». E che «una ferita ancora aperta - scrive il ministro degli esteri, Franco Frattini nella rubrica a sua cura sul sito internet del Velino - torni a farci male: dobbiamo impedire che l'idea di Letizia Moratti, di onorare Craxi, nella sua Milano, dedicandogli una strada, ridia improvvisamente voce a tutta la canaglia che ha cercato di annichilire questa nostra Italia, puntando ad attribuire ad una sola parte politica la responsabilità e la colpa della cosiddetta "questione morale"». Frattini spiega così che «celebrare Bettino Craxi non significa soltanto compiere una doverosa opera di risarcimento morale: per la sua famiglia e la sua comunità politica. Significa restituire l'onore, insieme, ad un politico lungimirante ed al suo Paese».


Leggendo alcuni dei commenti sopra riportati qualche brivido mi è venuto.
Ma riflettendo meglio ho capito come non sia poi così grave intitolare una via ad una persona dalla dubbia moralità, diciamo così. L'unica differenza tra Bettino Craxi e molti di quelli a cui una strada è già stata intitolata è che il primo lo abbiamo conosciuto. Lo abbiamo conosciuto nel senso che fa ancora parte della cronaca del nostro paese e non ancora della storia.
Difficilmente ci pensiamo, difficilmente ci vogliamo pensare, ma quante strade sono già intitolate a persone che alla loro epoca avevano una dubbia moralità?
Il primo che mi viene in mente, nettamente sopra a tutti glia altri, è Giuseppe Garibaldi, l'eroe dei due mondi. Ma diversi storici sostengono che questo eroe non fosse altro che un mercenario, uno che era scappato dall'Italia chissà per quale motivo per diventare in Sudamerica prima un ladro di mandrie e poi un "mercenario della libertà". Tornato poi in Italia dove, secondo gli attuali libri di storia, combatté per puro spirito patriottico. Infine mandato in pensione a Caprera con tanti ringraziamenti e tanta riconoscenza... dopo tutta quella fatica neanche un po' di quattrini gli avranno dato?
E quanti tra quelli che compaiono sulle targhe delle nostre città, in segreto, nella vita privata, avranno avuto segreti? Quanti adulteri ci saranno, quanti pedofili, corrotti, corruttori, collusi, assassini, ladri e chi più ne ha più ne metta.
Possibile che tutti i personaggi cui abbiamo già intitolato una strada abbiano avuto una vita completamente limpida senza nessuna macchia, segreta o pubblica ma di cui ormai ci si è dimenticati dopo anni, decenni o secoli?
Quindi che differenza fa un mascalzone in più o uno in meno?
D'altronde con tutti i mascalzoni che abbiamo in parlamento chi se ne frega di un nome scritto su una targa.

UPDATE: Vorrei precisare il mio pensiero, se dovessimo intitolare strade soltanto alle brave persone o alle figure storiche dal passato impeccabile dovremmo cominciare ad utilizzare nomi di fantasia o intitolare strade a personaggi come Topolino, Paperino e Pluto. Comunque credo ci siano cose più importanti nella vita che i nomi delle strade, se un amministratore comunale intitola una strada a Craxi e poi nella sua attività giornaliera agisce nel bene e nell'interesse dei cittadini non penso che ci sia molto da lamentarsi. Chiarisco, infine, che se potessi decidere io, non intitolerei strade o piazze nè a Craxi, nè a Berlusconi, nè a Garibaldi... penso che eviterei completamente i personaggi della storia più o meno recente, preferendo fiumi, laghi, montagne, animali e piante.

NOW ON AIR: "Kings and Queens" 30 Seconds To Mars

domenica, novembre 08, 2009

Via il crocifisso dalle aule scolastiche

Sono contento che da qualche parte qualcuno abbia deciso che devono essere eliminati i crocefissi dalle aule scolastiche.
E' vero che in diverse aule i crocefissi sono assenti già da diversi anni, non dobbiamo pensare che in ogni aula di ogni scuola ci sia un crocifisso appeso: per esempio nella mia classe non c'era, anche se ogni tanto il professore di religione tentava di appendere un surrogato di crocifisso, magari cartaceo, che veniva puntualmente eliminato alla fine della sua lezione.
Questo, secondo me, sarebbe bello che succedesse, non che qualcuno ci imponesse di toglierlo, non che qualche genitore protestasse perchè tutti i simboli religiosi venissero allontanati dalle scuole, ma che gli studenti stessi di loro iniziativa rimuovessero il crocifisso dalla propria aula se questo disturba anche uno solo dei loro compagni di classe o se, più semplicemente, ritengono che la religione non debba interagire in alcun modo con la loro istruzione.
C'è chi dice che il crocifisso dovrebbe rappresentare un modello per i giovani in un mondo in cui di modelli sani non ce ne sono più, ma un oggetto che sta lì appeso al muro dall'asilo all'ultimo anno delle superiori come può essere un modello: diventerebbe un semplice oggetto, un arredamento. Se qualcun'altro lo mette lì, appeso al muro, ed io lo vedo sempre uguale tutti i giorni come se fosse un quadro, la foto del presidente della repubblica, il calendario, la lavagna... il crocefisso insieme a queste cose diventa soltanto un oggetto, banalizzato e privato di qualsiasi valore per chi lo vede tutti i giorni.
Confesso che per me il crocifisso è un oggetto senza alcun valore intrinseco, sarebbe come dire che il pupazzetto che rappresenta Gesù bambino nella mangiatoia, quello del presepe per capirci, abbia qualche valore spirituale: e allora perché si permette di venderlo nei supermercati e nelle bancarelle? Lasciamo stare che qualcuno per renderlo "sacro" dopo averlo comprato al supermercato lo porta dal prete per farlo benedire perché questa cosa è già sufficientemente ridicola, non c'è bisogno che io la ridicolizzi ulteriormente.
La scuola dovrebbe insegnare prima di tutto ad utilizzare il cervello, allora perché non permettere che gli studenti decidano se vogliono il crocifisso in classe? So perché la Chiesa cattolica non vuole che i nostri giovani imparino a ragionare con la loro testa, ma perché i genitori non lo vogliono? In realtà so anche questo, i genitori sono spesso i primi a non ragionare con la loro testa, e quando usano questo strumento donato loro dalla natura spesso sono convinti che gli altri non siano in grado di usarlo, i loro figli in primo luogo, quindi si sentono autorizzati a decidere al posto loro. Questi sono i primi due motivi che mi vengono in mente ma potrebbero essercene altri, sicuramente.
Penso che per i crocifissi ci sia abbastanza spazio nelle chiese, ai colli dei credenti più o meno convinti e nei cuori delle persone veramente credenti: è in quest'ultimo posto che i genitori veramente credenti dovrebbero preoccuparsi di trovare il crocifisso, dovrebbero preoccuparsi che i loro figli portino il crocifisso come simbolo prima nel loro cuore, e solo dopo preoccuparsi degli oggetti che comunque, come detto, possono sempre appendergli al collo, come fossero collari per cagnolini.
Se io fossi ancora studente non vorrei un crocifisso in aula, ma probabilmente non lo toglierei proprio perché si tratta di un oggetto e niente più, per me non avrebbe alcun valore, sarebbe più inutile del calendario che gli sta accanto, inutile, non dannoso o pericoloso, chi è abbastanza stupido da farsi guidare o modificare da un pezzo di legno verrebbe influenzato anche da un calendario o da una foto sul muro. Ho sempre pensato che ci sia poco da fare per queste persone, soprattutto quando anche gli insegnanti sono vittime di questo influenza malefica.

NOW ON AIR: "Youth of the nation" P.O.D.

giovedì, ottobre 22, 2009

Inquietudine

Mi arrabbio con te che vivi una vita mentalmente misera, una vita insignificante per la maggior parte della gente ma, quel che è peggio, una vita che è insignificante ai tuoi stessi occhi, anche se ti è difficile rendertene conto.
Mi arrabbio con te, ma forse è quella rabbia che nasce dall'invidia, perchè riesci a vivere nel nulla come se fosse tutto, mentre io vivo tutto come fosse nulla. Vivo in una vacuità assoluta nella quale non c'è nulla per cui valga la pena faticare, in cui ogni passo, ogni più piccolo gesto pesa come l'intero universo sulle mie esili spalle. Mentre tu fai tutto come se ci fossero mille motivi per farlo e mai, neanche per sbaglio, ti chiedi se ce ne sia almeno uno, soltanto un motivo vero, non necessariamente buono, per agire.
Se questa è la vita... io non sono mai stato vivo. Ma tuttora non riesco a dispiacermene, al massimo sono amareggiato dal fatto che non mi importi di tutto ciò, dal fatto che non mi dispiaccia di non avere quello cui tutti aspirano: una vita.

NOW ON AIR: (nothing)

lunedì, ottobre 12, 2009

L'amicizia perduta

Gli amici ti dicono che sono fortunati a conoscerti e che l'averti conosciuto è uno degli eventi più apprezzabili o più belli della loro vita.
Poi, però, appena ti comporti in un modo leggermente diverso da quello che loro si aspettano, appena fai qualcosa di diverso da quello che per loro è "essere amico", ti abbandonano. Potresti arrabbiarti per questo ma di solito non lo fai, forse perchè non capisci fino in fondo quello che sta succedendo, forse pensi che sia solo una fase, una difficoltà dell'altro, che appena l'avrà risolta ogni contrasto tra di voi si appianerà. Ma di solito non succede, è il tuo ex-amico invece che si arrabbia e tu sei ancora più confuso. Gli ex-amici si arrabbiano perchè tu non sei stato quello che loro si aspettavano che tu fossi: perchè non hai rispettato l'immagine che loro hanno dell'essere amico, o l'immagine che in quel momento volevano del proprio amico. Cioè in quel momento non volevano te, volevano quello che gli serviva, e non eri tu. Per questo si sono arrabbiati e hanno deciso che con te non vogliono avere più a che fare, perchè nel momento in cui avevano bisogno di qualcuno diverso da te, lì c'eri soltanto tu e non eri abbastnza, o addirittura non eri niente di quel che gli serviva. Allora via, nel dimenticatoio, avevo bisogno di un altro tipo di amico, quindi addio per sempre.
Ancora qualcosa dentro mi dice che dovrei essere io quello arrabbiato, ma riesco solo ad essere dispiaciuto. Per il mio amico? Assolutamente no, io lo considero ancora tale, come se non fosse cambiato niente, se lo incontrassi oggi per la strada mi comporterei come se non fosse successo niente. Perchè penso di essere stato trattato male? Forse un pochino all'inizio, ma non è questo il problema, ormai questa sensazione è passata. Penso, invece, che mi infastidisca ancora adesso il fatto di aver scoperto di essere apprezzato come amico non per quel che ero ma per quel che rappresentavo, finchè la rappresentazione che il mio amico aveva di me gli andava bene, finchè l'immagine di me che lui aveva corrispondeva a quella che lui voleva, siamo stati amici, quando si è reso conto che io non ero quella persona sotto tutti gli aspetti che lui desiderava, o meglio, quando ha visto un immagine diversa al posto di quella che lui apprezzava, ha deciso improvvisamente che non la voleva più vedere quell'immagine, e forse nessun altra immagine che mi riguardasse, quindi mi ha cancellato.
Ma quella era ancora un'immagine, come quella precedente, e quindi, potenzialmente ingannevole, sicuramente parziale, io non sono l'immagine che gli altri hanno di me, così come gli altri non sono l'immagine che io percepisco di loro. Io sono una persona, non che questo voglia dire qualcosa di particolare, ma è per questo che cerco tutte le volte che sono sufficientemente presente a me stesso di non giudicare le persone dalle loro immagini, valuto le immagini, questo si, perchè ne sento il bisogno, ma consapevole del fatto che non mi basta un'immagine per comprendere una persona.
Mi sono riferito genericamente ad un amico, ma questo discorso non riguarda un amico in particolare, e potrebbe adattarsi bene anche a qualche amica, o ex-amica.

NOW ON AIR: "One thing" Finger Eleven

giovedì, ottobre 08, 2009

La vita dopo la morte...

Ci sarà qualcosa dopo la morte?

Ma certo che si.
La vita di quelli che sopravviveranno a te.

NOW ON AIR: "Gods' dice" Pearl Jam

mercoledì, settembre 30, 2009

Dormire...

Sono stanco ma non voglio dormire,
il tempo speso dormendo è tempo sprecato.
Sono stanco ma è inutile dormire,
il sonno non mi ha mai ristorato.

domenica, settembre 06, 2009

L'uomo del futuro e la guerra

Conosco alcune persone che ritengono deprecabile l'essere umano, tra i tanti motivi che ci sono, anche per la sua tendenza naturale a fare guerra ai suoi simili. Spesso in momenti di poca lucidità anch'io l'ho pensata così.
Riflettendo meglio possiamo facilmente notare che l'uomo non è l'unico animale a ricorrere alla violenza per ottenere un vantaggio personale: non tutte, ma moltissime specie animali lottano per ottenere cibo, territorio e "riproduzione". Ma le nostre guerre sono tutt'altro.
Io, però, non ho mai conosciuto direttamente una persona che volesse fare guerra ad uno stato straniero. Panettieri, salumieri, edicolanti, netturbini, idraulici, bancari, studenti, magari provano il desiderio di picchiare qualcuno, di rivalersi per un torto subito, ma questo è molto diverso dal fare guerra ad uno stato straniero, ed è anche più comprensibile, sensato, ai miei occhi.
Ciò che trovo completamente insensato è che, invece, riusciamo a mandare al governo (non necessariamente noi italiani, ma noi esseri umani) sempre persone che dichiarano, provocano o sostengono guerre. Sarà colpa nostra o è assolutamente inevitabile che una volta al governo un uomo debba diventare servo della guerra o servo di uno stato guerriero?
Io penso che i soldati americani non ce l'avessero mai avuta con i talebani finchè non è arrivato qualcuno che gli ha detto "I talebani sono cattivi e anti-democratici, è nostro dovere di cittadini degli Stati Uniti d'America, la più grande democrazia del mondo, donare la democrazia a quei poveri bambini afgani". Quindi il vecchio gioco del "Armiamoci e partite". Hitler, Stalin, Roosvelt, Churchill, Bush padre, Bush figlio (solo per citarne alcuni) hanno mai partecipato ad una azione militare, si sono mai avvicinati più di qualche migliaio di chilometri ad un fronte di guerra, quanti di questi sono morti dissanguati per un colpo di fucile sparato da un nemico sul campo di battaglia? Quanti sono morti in preda ad atroci sofferenze, dilaniati dall'esplosione di un mina o da un colpo di mortaio? E cosa dire di quei tanti governi europei (di "destra" o di "sinistra" non importa) che adesso sostengono senza batter ciglio qualsiasi iniziativa di guerra degli Stati Uniti? Mio malgrado sono italiano e mi da alquanto fastidio che una mattina meno di mille fantocci si alzino e dicano "Soldati italiani armatevi e partite per sostenere le truppe americane".
Gli uomini hanno tanti difetti, sono spesso violenti ed aggressivi, ma non fanno guerra, perchè un essere umano non può materialmente organizzare una guerra... i governi però si. La cosa che non sopporto è che quando l'Italia partecipa ad una guerra indirettamente è come se vi partecipassi anch'io.
Mi sento molto amareggiato.

NOW ON AIR: "Fade away" Seether

mercoledì, luglio 15, 2009

Il papa e i quattro gatti

Servizio del TG3 da non perdere.



Questo giornalista invece di essere promosso è stato rimosso dal proprio incarico.
Io gli farei una statua.
Bravo Roberto Balducci.

martedì, luglio 14, 2009

Prima il nome o prima il cognome?

Questa mattina mi sono ricordato di una simpatica scenetta che ho vissuto diversi anni fa, quando ero ancora alle superiori.
La professoressa di fisica mi aveva invitato insieme ad un altro paio di compagni a firmare qualcosa, non ricordo cosa, forse il programma del suo corso. Mentre tutti, o quasi, i miei coetanei avevano l'abitudine all'epoca di apporre la propria firma scrivendo il nome di battesimo seguito dal cognome, io facevo esattamente il contrario: prima il cognome e poi il nome.
La suddetta professoressa mi fece quindi notare che era scorretto firmare in questo modo, riportando come esempio il fatto che quando scrivo il nome di Alessandro Manzoni non scrivo prima il cognome ma prima il nome, proprio così: Alessandro Manzoni.
In quel momento, e me lo ricorderò per tutta la vita, ho avuto uno di quei rari episodi in cui ho elaborato in pochissimo tempo (una quantità praticamente trascurabile e impercettibile di tempo) una risposta valida e anche un po' pungente. Ho detto: "Si, ma io, quando scrivo Alessandro Manzoni, non scrivo la sua firma e non sto firmando per lui."
La professoressa è rimasta senza parole, o comunque non ha avuto niente da ribattere, con un sorriso stampato sulla faccia che, a mio avviso, esprimeva si un po' di imbarazzo ma anche, almeno così piace pensare a me, un po' di ammirazione, se così la si può chiamare, per un ragionamento non troppo originale ma sicuramente fuori dagli schemi tradizionali.
Sinceramente questo evento mi ha dato, all'epoca, una piccola iniezione di orgoglio e fiducia in me stesso. Dico all'epoca perché, nonostante quella professoressa era e rimane tuttora uno degli insegnanti migliori che io abbia avuto e una delle persone che ho conosciuto con maggiore piacere, adesso non proverei le stesse sensazioni, avendo imparato che per mettere in difficoltà la maggior parte delle persone ci vuole molto meno di quello che si potrebbe pensare.
Ricordo ancora con un pizzico di piacere quell'evento e nonostante questo, mi sono ormai da tempo arreso anch'io alla prassi comune di firmare con il nome prima del cognome. In fondo a me non cambia niente, quella firma servirà a qualcun altro per fare qualcosa di stupido e allora tanto vale accontentare i miseri burocrati e spendere il mio tempo in qualcosa di più proficuo che una discussione sull'ordine corretto del nome e del cognome in una firma.

Cercando su internet qualcosa che spieghi realmente come si deve firmare, dal punto di vista burocratico, si leggono una gran quantità di stupidaggini e/o inutili disquisizioni pseudo-razionali sul motivo secondo il quale dovrebbe porsi sempre il nome prima del cognome: la peggiore di tutte, per me, è il rispetto dell'individuo che sembrerebbe mancare, per molti, nel caso ci si riferisse a qualcuno anteponendo il nome della sua famiglia al suo proprio. Come se nome e cognome non fossero solo delle superflue convenzioni sociali, come se il nome e il cognome facessero veramente di noi quel che siamo.
Comunque dal punto di vista amministrativo sembra che esista una norma ufficiale che prevede: firma copleta, leggibile e anteponendo il nome di battesimo al cognome. E così sia.

NOW ON AIR: "Shout 2000" Disturbed