venerdì, novembre 09, 2007

Suicidio a Ischia

Voglio evitare di essere superficiale quindi cercherò di evitare di dilungarmi eccessivamente con il rischio di perdere il filo ed il senso del discorso.
Andrò telegraficamente al punto cercando di non mettere troppa carne al fuoco.
Qualche giorno fa un ragazzo ad Ischia si è suicidato impiccandosi ad un albero: "Lo chiamavano secchione" dicono i giornali. Non può essere soltanto questo, o meglio, è questo ma detto così è troppo semplice: c'è di più, le vessazioni che un ragazzo studioso e un po' atipico può subire, e molto spesso subisce, nella scuola italiana, vanno oltre. Certo, viste da fuori, sono piccole cose, viste dal mondo di quelli che ormai "sono grandi" sono ragazzate, ma nel micro-cosmo di un adolescente sono dei massi sempre più grandi che cadono sulle spalle ancora deboli di ragazzi che alla fine non hanno un vero e proprio punto d'appoggio. Se vogliamo una tortura cinese, tante piccole goccioline che "ticchettano" sulla tua testa, mettendo a dura prova nervi, mente e spesso anche il corpo.
Gomme da masticare nei capellio sui vestiti, sgambetti, derisioni, maltrattamenti fisici, furti, isolamento, emarginazione sono solo i primi ingredienti che mi vengono in mente di situazioni come quella che probabilmente ha vissuto questo ragazzo.
Situazioni che come lui hanno vissuto altri e altri ancora vivono, sicuramente una minoranza rispetto alla popolazione scolastica italiana, ma seppure in minoranza non sono sempre essere umani questi ragazzi? e se l'immaturità degli adolescenti tipici non può essere curata, non dovrebbero pensarci quelli che dall'adolescenza sono usciti a proteggere chi viene costantemente e ripetutamente colpito? professori e genitori dove sono? nel milgiore dei casi sono degli incapaci (se sei incapace non è colpa tua), in altri fanno finta di niente, in entrambi i casi spesso gli stessi adulti da adolescenti erano esattamente come gli adolescenti che dovrebbero limitare e controllare e probabilmente ancora adesso non capiscono quanto male possono aver fatto quando è toccato a loro.
Parlo con amarezza perchè io ci sono passato, dalla parte del più debole, dalla parte del vessato e del maltrattato, e so quello che significa andare a letto sperando di non svegliarsi più per non dover più soffrire, so cosa significa provare rabbia nei confronti degli altri e sperare che siano loro a scomparire, so cosa significa cominciare a pensare che non possono essere sbagliati tutti gli altri e convincersi che sei tu ad essere sbagliato e provare rabbia verso te stesso per questo motivo, so cosa significa non capire cosa si è fatto di sbagliato per meritare di esser trattati male e perchè quelli da cui ti aspetteresti di essere protetto non fanno nulla per aiutarti e anzi a volte ti spingono ancor di più nella morsa del nemico.
Non so se sono stato più forte o solo più fortunato di altri, so che alla fine non mi sono ucciso e non ho ucciso nessuno (penso ai recenti fatti di Finlandia, ma quella è un'altra storia)... so che molto probabilmente è stata una fortuna, e sicuramente un bene, per me conoscere Shirin e, forse più tardi di quanto avrei potuto, conoscere meglio Valeria: grazie ad entrambe.

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