sabato, aprile 21, 2007

Torino - Matteo - 16 anni

Non è una notizia recente... ho avuto bisogno di elaborarla un po' e ora vorrei scrivere qualcosa anche se so già che mi ingarbuglierò perchè le cose da dire sarebbro tante e tutte fittamente connesse.
Matteo era un ragazzo di 16 anni viveva a Torino e andava a scuola come molti suoi coetanei, probabilmente cercava di vivere al meglio la propria vita, ma non ci è riuscito, in un certo senso gli è stato impedito: si è tolto la vita gettandosi dal balcone di casa sua: sembra che abbia lasciato scritto "Sono a disagio perchè mi fanno sentire diverso."
Come al solito fiumi di commenti da ogni fonte possibile.

Cosa ne sapete voi di quel che significa essere accerchiati, essere circondati ventiquattr'ore su ventiquattro, da un branco di leoni pronti a sbranare la tua anima al minimo passo falso.
Soltanto chi lo ha provato può sapere cosa significa, non riuscire a resistere, a controbattere, a questo continuo attacco... ma sono pochi quelli che lo provano e possono capire, manco a dirlo, il branco è sempre più numeroso.
La maggior parte delle persone stanno dall'altra parte del mondo e non capiscono, non possono capire: sarebbe come chiedere al leone di capire che anche la gazzella vorrebbe vivere e di comportarsi di conseguenza.
Io non odio le persone, io odio il gruppo, la società, la comunità, l'associazione: da soli siamo spesso anche in grado di essere, non solo brave persone, ma addirittura belle persone.
Ne ho conosciuti tanti di bravi individui (li riconosci solo quando ti danno la possibilità di vederli nella loro individualità e, perchè no, vulnerabilità), buoni, bravi, comprensivi, rispettosi, tutto quello che volete, ma solo fintanto che restano soli con te. Nel gruppo ci sono solo vessazioni e maltrattamenti psicologici e sociali (a volte fisici).
Voi che ora vi stupite, voi che ora vi indignate, sui blog, nelle chat, sui forum, sui giornali, alla radio, alla tv, siete gli stessi che facevano gli scherzi idioti alla scuole superiori, quelli che mettevano in imbarazzo e a disagio, quelli che ridevano e deridevano, oppure siete i professori che "Io? Come? Non è possibile, io non mi sono mai accorto di niente, come avrei potuto?", siete i genitori delle vittime, vostro malgrado incapaci di comprendere, siete i genitori dei carnefici che a volte addirittura istigano con il loro esempio.
Sarei soddisfatto se almeno la smettessimo con queste ipocrisie, diciamolo che queste persone impacciate, buone, educate, fragili che prendiamo in giro ogni giorno sono dei deboli, sono degli spassi che ci servono per sentirci più forti: come i cuccioli di leone che giocano tra di loro formandosi alla vita e in questi giochi, che diventano più duri man mano che crescono, può starci che qualcuno dei più deboli soccomba, perchè non è abbastanza forte.
Noi siamo animali, proprio come i leoni, ma abbiamo un cervello che è sviluppato molto più di qualsiasi altro cervello animale, dovrebbe servirci ad andare avanti e invece siamo fermi allo stesso punto di qualsiasi altro animale sprovvisto di ragione.

Non credo nell'aldilà ma un saluto a Matteo vorrei mandarglielo lo stesso e dirgli che io lo capisco e, si, nel profondo del mio cuore un po' lo invidio, perché, a differenza di ciò che si dice sempre, secondo me ci vogliono la palle per andarsene, non per rimanere e trascinarsi nella vita.
Le palle ce le hai se hai la forza di decidere tu cosa fare della tua vita, indipendentemente se siamo poi d'accordo su cosa è più giusto farci, se vivi come si deve vivere sei soltanto una piccola palletta di energia sprecata nell'immenso spazio-tempo dell'Universo.

4 commenti:

Unknown ha detto...

Pienamente d'accordo....
So benissimo cosa vuol dire essere prima emarginati, poi presi di mira e accerchiati...
è terribile, non c'è modo per difendersi...

In un certo senso devo darti ragione, è stato rgande perchè almeno ha avuto le palle di farlo...

MaxParsifal ha detto...

Non vorrei che ne uscisse un messaggio che non voglio trasmettere: non voglio nè consigliare nè incoraggiare il suicidio. Il mio intento era quello di sottolineare un diverso punto di vista rispetto a quello comune, cioè che ogni storia è una caso a parte e che è vero che ci vuole molto coraggio per vivere ma ce ne vuole tanto anche per morire, soprattutto per decidere noi stessi di porre termine ad una situazione che non ci piace.
Dicendo che "è stato grande" potremmo fare passare questo ragazzo per un eroe, cosa che secondo me non è, anzi forse è proprio il contrario, un anti-eroe, dico soltanto che è stata una persona in grado di prendere una decisione, una decisione importante, una decisione difficile mettendo in gioco tutto se stesso; se è stata una decisione giusta o meno non lo so e non lo posso sapere, come non lo può sapere neanche chi l'ha criticato per quello che ha fatto... insomma, ribadisco, anche per uccidersi ci vogliono le palle, ma secondo me questo non significa che chi lo fa è "un grande".

Anonimo ha detto...

Allora... volevo ringrazziarti x aver messo qst... blog e... Matteo io lo conoscevo veniva in parrocchia con me... quando ho sentito in tv la notizia ho pianto... poi vedendo che i ragazzi che l'avevano preso in giro...piangevano per lui... io ho provato rabbia in quel momento...e dolore... cmq volevo postare qst commento xk c sn persone che piangono ankora x la sua morte... Matteo un abbraccio forte...t voglio un mondo di bene

MaxParsifal ha detto...

@anonimo: grazie per la tua visita e la tua testimonianza, anch'io provo rabbia quando sento che poi i colpevoli, perchè soltanto così possiamo chiamarli, piangono "sul latte versato", se non altro speriamo che gesti come questi possano insegnare qualcosa almeno alle persone che vi rimangono coinvolte più da vicino, anche se ho i miei dubbi.
Un abbraccio a te e a Matteo.