sabato, maggio 12, 2007

Telefilm e sentimenti

Ho appena finito di guardare Grey's Anatomy (il post è pubblicato in differita), il che significa che ho appena finito di piangere come una ragazzina. Mi faccio schifo, non come uomo, non credo che gli uomini non debbano piangere per essere tali e comunque non mi importa di essere uomo, mi faccio schifo come essere umano. Ogni volta mi succede la stessa cosa... mi viene da piangere per delle storie inventate di persone che non conosco e neanche esistono, mentre le storie delle persone vere non provocano nessuna reazione in me, a parte il fastidio di trovarmi costantemente a disagio. Nella vita reale mi trovo a disagio per lo stesso motivo che mi provoca commozione e pianto quando guardo uno schermo: non per quello che accade agli altri, non è questo che mi provoca compassione, al centro del mondo ci sono sempre io, gli altri, veri o immaginari che siano sono sempre e soltanto un mezzo per vedermi dentro e compiangermi perché io, quello che provano loro, quello che sentono, non lo proverò mai, non lo sentirò mai, come non l'ho mai sentito e non l'ho mai provato. Ci ho provato... ma non riesco, la mia vita è stata imitazione, al massimo, dei comportamenti altrui, non c'è mai stato nessun "movimento" che nascesse dentro di me verso qualcuno o qualcosa, mi sono adattato agli altri cercando di sembrare il più "normale" possibile. Una volta mi hanno chiesto "C'è qualcuno a cui vuoi bene?", io non ho saputo rispondere, non ho saputo rispondere né si, né no, ma qualcosa mi dice, dentro di me, che in realtà non ho potuto rispondere semplicemente perché avevo paura di essere sincero, di dire no.
Tralasciando filosofismi e psicologismi sul cosa possa significare effettivamente, fisiologicamente, voler bene, amare, odiare, rispettare, provare orgoglio, soprattutto provare soddisfazione, ma anche desiderare qualcosa... io non voglio provare a discutere di cosa queste cose siano, se ci sono dei motivi sociologici dietro, se siano realtà o frutto della nostra immaginazione, se siano soltanto dei meccanismi automatici che servono agli esseri umani per sopravvivere o per vivere, non voglio provare a discuterlo perché se non sai cosa sono queste cose non hai modo di discuterne, sarebbe come per un cieco voler discutere di colori, che ne sa un cieco di colori... che ne so io di sentimenti. Non ho avuto una vita molto "ricca" ma in 25 anni non c'è stato mai niente più di tanta rabbia e forse dell'invidia, oltre al disagio ovviamente.
Riesco ad intravedere la passione ed il sentimento soltanto attraverso i film, i libri e i telefilm, come un cieco che riesce ad intravedere i colori nelle parole di un abile interlocutore, e probabilmente quel che mi fa piangere non è il sentimento espresso dalla rappresentazione ma l'invidia per l'essere umano "normale" che di quelle emozioni vive, che siano belle o che siano brutte, gli danno quella scossa che lo fanno sentire vivo, che lo fanno essere vivo... è così che io sono qui, cieco in un mondo di immagini, vivo nel fisico e morto nell'animo.

PS: ora forse capisco anche perché non credo nell'anima, inconsciamente mi sono convinto che l'anima non esiste perché, nel caso esistesse, allora io sarei ulteriormente in difetto, non avendola: come può una persona senza sentimenti avere un'anima?

NOW ON AIR: "Too little too late" Hoobastank

1 commento:

Anonimo ha detto...

Nella mia stravagante interpretazione delle espressioni linguistiche e delle parole, "voler bene ad una persona" significa volere il bene di quella persona, augurargli tutto il bene possibile e partecipare attivamente affinché ella (la persona) faccia e sia bene nella sua intera esistenza. ^^