sabato, febbraio 07, 2009

Tempo fuor di sesto


Qualche settimana fa ho terminato di leggere "Tempo fuor di sesto" di Philip K. Dick e ancora una volta sono rimasto favorevolmente colpito da un opera di questo autore.
Si tratta di un romanzo che ha per protagonista un uomo, Ragle Gumm, che si guadagna da vivere partecipando ad un concorso che viene pubblicato ogni giorno sul quotidiano cittadino: "Trova l'omino verde". Con incredibile regolarità Ragle riesce ad individuare ogni giorno la risposta corretta e ad inviarla al giornale entro le diciotto, dopo aver passato buona parte della giornata davanti a tabelle, grafici e calcoli. Neanche lui riesce veramente a spiegare come faccia, a cosa servano esattamente tutti quei grafici e quei calcoli e come gli permettano di individuare la risposta corretta, fatto sta che riesce ogni volta a vincere il premio in palio e a crearsi una certa fama.
E' un'attività impegnativa ma che gli permette di guadagnare bene e di evitare un frustrante e mentalmente logorante lavoro d'ufficio; passa le giornate nella casa della sorella dove vive insieme a lei, il cognato ed il nipotino Sammy, insomma una normalissima famiglia degli anni Cinquanta.
Alcuni strani eventi, però, sconvolgeranno la sua vita sin troppo lineare, fino all'insorgere di un irresistibile desiderio di fuga. Riuscirà a fare chiarezza soltanto grazie all'intervento di personaggi esterni alla propria vita quotidiana.
Avete mai avuto la sensazione che qualcosa non quadri nella realtà materiale che vi circonda? Sentire che state vivendo un tempo che non è quello a cui appartenete, o che i luoghi in cui abitate ed agite abbiano caratteristiche che non vi aspettate di poter definire normali, piuttosto li definireste artificiali. Se sentiste che le cose che vi circondano dovrebbero risultarvi familiari ma è come se fossero finte o addirittura sbagliate, cosa fareste? Cosa fareste, insomma, se il "tempo vi sembrasse fuor di sesto"?

Invito tutti a leggere questo libro per scoprire cosa fa Ragle Gumm in questa situazione e soprattutto a scoprire quello che scoprirà lui.
Come tutti i libri di Dick che ho letto anche questo presenta, a mio avviso, qualche problema con il finale; i finali di Dick mi risultano tutti un po' "appesi", ti fanno rimanere lì, con il libro chiuso un po' insoddisfatto, come se si trattasse di un'opera incompiuta, come se da qualche parte dovesse continuare.
Nonostante questo le idee e le vicende centrali del racconto valgono veramente tanto e difficilmente possono far rimpiangere il tempo speso nella sua lettura.
A costo di diventare ripetitivo, infine, devo ancora consigliare la lettura dei racconti di Dick agli amanti del telefilm "Lost", questo racconto in particolar modo. Se già in altri racconti di Dick avevo trovato spunti narrativi che mi hanno ricordato elementi particolarmente affascinanti del telefilm sopracitato, leggendo questo non ha fatto altro che crescere ulteriormente in me la convinzione che gli autori di "Lost" siano stati fortemente influenzati dal genio di Dick nel creare le loro sceneggiature e forse anche l'idea che sta alla base dell'intera serie TV e che, speriamo, ci sarà svelata completamente e chiaramente al termine della stessa.

La locuzione "tempo fuor di sesto" è una citazione da "Amleto" di Shakespeare, Atto I Scena V:

Hamlet:
[...]
The time is out of joint: O cursed spite,
That ever I was born to set it right!
[...]
Nella traduzione Eugenio Montale:

Amleto:
[...]
Il mondo è fuor di squadra: che maledetta noia,
essere nato per rimetterlo in sesto!
[...]

Parafrasando: "Il mondo è tutto sbagliato: che maledetta disgrazia per me, l'essere nato per rimetterlo a posto."; frase pronunciata in riferimento alla richiesta del fantasma di suo padre di smascherare il suo assasino.
Anche "Amleto" è un gran bel libro, nonostante tutti gli accidenti che gli ho rivolto quando me lo hanno fatto leggere a scuola.

Buona lettura.

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