lunedì, giugno 14, 2010

Il cinema in 3D... ne vale la pena?

Sono assoulutamente contrario al cinema in 3D. In proposito ho trovato un interessante articolo che riporta le opinioni di un importante critico cinematografico statunitense.

Roger Ebert è uno dei più rispettati, temuti e discussi critici cinematografici americani. Attualmente scrive sul Chicago Sun Times ma i periodici che si occupano di cultura e spettacoli, da Variety a Newsweek, fanno a gara per ospitare i suoi scritti. In passato Ebert ha fatto a lungo coppia con un altro critico, Gene Siskel, scomparso nel 1999. In piena era 3D Ebert, che non ha mai avuto paura di essere in controtendenza, ha firmato un editoriale per Newsweek in cui spiega perché la cosiddetta rivoluzione della tridimensione è solo un inganno, e anzi, più spesso un modo di truccare le carte a spese degli spettatori.
Nove picconate - Ebert ha dettagliatamente motivato la sua contrarietà al 3D, riassumendone le motivazioni in nove punti. Eccoli.

1- Il nostro cervello ha già la facoltà di "leggere" la diversa profondità di campo e aggiunge automaticamente tridimensionalità anche alle immagini in 2D attraverso la prospettiva. Aggiungere una dimensione artificiale significa distrarlo e ingannarlo.

2- I grandi film non hanno mai avuto bisogno del 3D. Un'opera riuscita cattura completamente l'emotività e l'immaginazione dello spettatore. A qualcuno è mancato il 3D in film come Fargo, Casablanca o Precious?

3- Gran parte degli attuali film in 3D in realtà non fanno altro che spostare gli oggetti su diversi piani visuali. In questo modo il regista si priva del lavoro sulla profondità di campo che è sempre stato un mezzo per stimolare l'attenzione dello spettatore rispetto ai vari campi di ripresa. Insomma, una finta evoluzione, del tutto non necessaria.

4- Gli occhiali da indossare costringono gli occhi e il cervello a lavorare in modo diverso, così che, secondo diversi specialisti medici interpellati e stando al rapporto pubblicato da Consumers Report, il 15% degli spettatori che hanno assistito ad una proiezione in 3D lamentano mal di testa e affaticamento agli occhi. L'illusione di vedere in 3D avviene a spese degli organi visivi, solitamente non calibrati per questo tipo di esperienza.

5- I film in 3D tendono ad essere meno luminosi degli altri, gli stessi occhiali da indossare rubano luminosità. Questo rende la visione più faticosa, anche perché spesso la tecnologia IMax annunciata non ha i doppi proiettori con lampade che incrocino i loro fasci sullo schermo, né gli schermi più grandi. Occhio agli imbrogli.

6- C'è speculazione attorno alla commercializzazione dei nuovi proiettori. I costi da sopportare sono alti e molti esercenti tendono a comprare film in 3D che proiettano con vecchie tecnologie analogiche. Infatti gli studios si stanno offrendo di coprire una parte dei costi di rinnovamento della struttura tecnologica.

7- Per le ragioni descritte al punto precedente, il prezzo dei biglietti per il cinema sta salendo, si toccano punte di aumenti anche di 5 e 7 dollari per coprire l'aggiornamento tecnologico. Costi che ricadono sul cliente, lo spettatore.

8- E' impossibile immaginare un grande film drammatico, come The Hurt Locker, girato in 3D. Né pellicole basate su una forte sceneggiatura e dialoghi riusciti. Il 3D sembra coprire i punti deboli di acuni film e da l'impressione di essere pensato per un cinema infantile.

9- Ogni volta che Hollywood ha avuto sentore di crisi ha puntato sulla spettacolarizzazione tecnologica. E' accaduto con il vecchio 3D, con i diversi formati sonori, con il widescreen, l'avvento del colore, il cinerama, ora con il 3D di nuova generazione. Grandi registi come Scorsese ed Herzog hanno fatto film per far crescere la consapevolezza della gente e offrire visioni stimolanti. Hollywood sembra regredire ad un preoccupante stato infantile.

Ma Cameron è un caso a parte - In chiusura del suo intervento polemico, Roger Ebert ha specificato di non essere contrario al 3D in modo preconcetto, quanto piuttosto all'uso approssimativo e furbo che si fa di questa tecnologia. Unico caso a fare eccezione, secondo Ebert, è Avatar di James Cameron, il cui utilizzo del 3D è stato molto più consapevole e studiato (con uso magistrale della profondità di campo), oltre che facilitato da un kolossal in gran parte fatto da immagini generate al computer. Molto meno bene è andata a Tim Burton, forzato dagli studios a girare Alice In Wonderland in tre dimensioni, con una resa visiva che non aggiungeva niente al tradizionale 2D.

10 giugno 2010

Redazione Tiscali


Mi trovo d'accordo con tutti i nove punti.
Non sono invece d'accordo con l'opinione espressa riguardo Avatar: forse per questo film non vale il punto 2 tanto quanto per altri titoli (nonostante ne abbia parlato relativamente bene in un post precedente non credo che sia un film "di livello") ma tutti gli altri restano validi.
Non condivido neanche il giudizio positivo, sottinteso, riguardo "The hurt locker" che, ribadisco essere un film davvero mediocre.

Per me "No al 3D", senza se e senza ma.

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