domenica, ottobre 03, 2010

Occhi di cane azzurro


Ancora un libro di Gabriel Garcia Marquez e ancora una delusione (molto più grande di quella relativa a Cent'anni di solitudine).

Occhi di cane azzurro è una raccolta di racconti brevi accomunati dal tema della morte. Morti violente, morti apparenti, vite apparenti che si rivelano morti reali, sogni di morte, assassini. Tanti aspetti della morte descritti in modo molto poetico ma, a mio avviso, per niente coinvolgente. Ho fatto una gran fatica per leggerlo tutto. Ho fatto una gran fatica perché non sono riuscito a trovare un messaggio, non sono riuscito ad afferrare quello che l'autore voleva comunicarmi. Non sono riuscito a sentire niente. Leggevo parole su parole, scritte bene, scritte con un buono stile, scritte con una buona struttura, ma dove sta il contenuto? Qual è il contenuto? Cosa avrebbero dovuto ispirarmi i racconti, quali sentimenti? Quali idee?
Forse avrebbero dovuto consapevolizzarmi sull'ineluttabilità della morte? Quale idea più banale di questa? Davvero le persone non sono consapevoli del fatto che la morte non può essere né evitata né ingannata? Davvero gli esseri umani sono così distratti rispetto al proprio inevitabile destino? Dovrebbe essere un libro a ricordarmi che la morte ci circonda, che essa è praticamente dovunque in ogni istante? Se è così sarebbe davvero un libro banale. Preferisco pensare di non averlo capito, per me, non per l'autore, non mi importa nulla di lui. Non mi stupirebbe affatto che uno scrittore scrivesse un libro senza contenuto, ma mi infastidisce il fatto che io non riesca a trovarci proprio nulla. Nulla dal punto di vista emotivo, nulla dal punto di vista razionale.
Penso che questo libro segnerà la mia definitiva rottura con il signor Gabriel Garcia Marquez, non che ci fosse molto da rompere, ma credo che non leggerò più niente di lui... per non annoiarmi inutilmente.

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