sabato, marzo 26, 2011

150 anni di unità: altrettanti di ipocrisia

Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d'Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861

Ecco che cosa "abbiamo festeggiato" lo scorso 17 marzo.

Piccola nota storica: la presa di Roma, ovvero la sua sottrazione al controllo dello Stato pontificio risale soltanto al 1870, e il trasferimento della capitale d'Italia a Roma è dell'anno successivo (1871).

Posso essere d'accordo nel festeggiare il 1861 come anno dell'unità d'Italia in quanto amministrativamente è in quell'anno che l'Italia si è formata, come riportato dalla citazione in alto. Ma materialmente non sarebbe più giusto considerare il 1870 l'anno da festeggiare, l'anno in cui tutti gli italiani si sono ritrovati sotto una stessa bandiera? Ovviamente no, non si può, probabilmente per gli stessi motivi che ci impediscono di eliminare il catechismo dalle scuole pubbliche, scusate errore mio, non il catechismo ma l'insegnamento della religione cattolica. Probabilmente per gli stessi motivi che ci impediscono di far pagare alle istituzioni ecclesiastiche che risiedono sul territorio italiano, le stesse tasse che tutti quelli che non sono ecclesiastici pagano. Ma non vorrei divagare, il punto è un altro.

La Chiesa ha avuto un ruolo molto importante nei recenti festeggiamenti e l'assurdità di ciò mi sembra già abbastanza chiara, ma approfondiamo. Rileggiamo le parole del Cardinale Bagnasco.
[Dell'Italia] "tutti ci sentiamo oggi orgogliosamente figli perchè a lei tutti dobbiamo gran parte della nostra identità umana e religiosa". Dice il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nell'omelia pronunciata davanti alle massime autorità dello Stato.
"Siamo qui per elevare a Dio l'inno di ringraziamento per l'Italia. Non è retorica, nè tantomeno nostalgia quella che ci muove, ma la consapevolezza che la Patria che ci ha generato è una preziosa eredità e insieme una esigente responsabilità. L'Eucaristia che stiamo celebrando in questa Basilica di S. Maria degli Angeli, uno degli innumerevoli scrigni di bellezza custoditi dal nostro Paese, ci invita ad oltrepassare le contingenze del momento presente e ad allargare lo sguardo a quella singolare Provvidenza che ha condotto gli italiani a diventare sempre più consapevoli dell'Italia", ha continuato.
Bagnasco ha inoltre ricordato che "ben prima dell'Italia in senso stretto è esistita una sotterranea tensione morale e spirituale in cui si sono forgiate la lingua e progressivamente la sensibilità e la cultura e che ha condotto, per vie non sempre rettilinee, a dar vita all'Italia". Un passato che vede dunque i cattolici protagonisti a pieno titolo della storia dell'Unità italiana. "L'unificazione - ha ricordato il presidente della Cei citando il messaggio di Benedetto XVI al presidente della Repubblica - è il naturale sbocco di un'identità nazionale forte e radicata, sussistente da tempo. E' questa la vera forza della società e dello Stato, il tesoro più grande da custodire con amore e da trasmettere alle giovani generazioni".
Queste cose mi danno sempre alla testa e risulta molto difficile per me commentare con lucidità, quindi mi limiterò a dire che, se fosse stato per la Chiesa, oggi Roma non sarebbe la capitale d'Italia e, forse, buona parte del Lazio farebbe ancora parte dello Stato della Chiesa.
Queste persone non hanno alcuna vergogna, il peggio è che molte più persone non si rendono conto di quanto siano ipocriti, falsi e meschini i loro "saggi" maestri di vita spirituale. Che pena.

Ma forse tutto si spiega con questa affermazione di Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica Italiana: "l’intero mondo cattolico, sia pure non senza momenti di attrito e di difficile confronto, è stato protagonista di rilievo della vita pubblica, fino ad influenzare profondamente il processo di formazione ed approvazione della costituzione repubblicana". Probabilmente, quindi, non sono nè idioti nè ipocriti, sono solo un po' rincoglioniti e hanno confuso l'Unità d'Italia con la nascita della Repubblica in cui tutti, credo, siamo disposti ad ammettere che la Chiesa ha avuto un ruolo fondamentale insieme ad altri attori non meno importanti.
Ovviamente, quest'ultimo capoverso era interamente di natura sarcastica.

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