giovedì, marzo 17, 2011

150 anni di unità: orgoglio nazionale

Orgoglio nazionale è l'orgoglio di appartenere ad una nazione, semplice a dirsi, ma cosa è veramente una nazione? Molti non sanno che la Nazione non è lo Stato.
Per questa distinzione non devo ringraziare Wikipedia ma il mio enorme (in tutti i sensi) professore di storia e filosofia del liceo. Lo stato è fondamentalmente una suddivisione amministrativa, del tutto arbitraria e territoriale delle terre emerse di questo pianeta. La nazione, invece, identifica un insieme di persone che condividono etnia, storia, cultura, tradizioni, lingua, religione. Facciamo qualche esempio di nazione: gli ebrei costituiscono una nazione, da sempre, i baschi sono sicuramente una nazione, ma anche gli scozzesi e gli irlandesi, pensando alle disgrazie di questi giorni dico che i giapponesi costituiscono senz'altro una nazione e potremmo fare tanti altri esempi. Ma gli italiani? Noi italiani siamo veramente una nazione? Dalle Alpi a Lampedusa condividiamo veramente qualcosa che non sia l'amministrazione statale? Io dico che non condividiamo un bel niente.

Non condividiamo di certo la lingua. L'italiano per molti italiani è come l'inglese per le comunicazioni internazionali: ci si sforza di parlare italiano per comunicare tra persone che fanno parte, spesso loro malgrado, dello stesso stato. Casi estremi: in Alto-Adige (Sudtirol), Valle d'Aosta e Friuli vivono diverse persone che non conoscono l'italiano e non lo parlano o lo parlano come "lingua straniera". Anche in situazioni meno estreme l'italiano non è così condiviso come ci piace pensare, in molte parti d'Italia il dialetto resiste strenuamente; dove non si trova lo storico dialetto spesso si possono incontrare strane mescolanze di lingue e dialetti che davvero hanno poco a che fare con l'italiano e che sono difficili da comprendere. Io faccio fatica a capire cosa dice un giovane di San Donato Milanese se questo non fa lo sforzo di parlare in italiano con me, ma può risultarmi difficile comprendere anche quello che dicono alcuni adolescenti che vivono in zone periferiche di Roma, città in cui sono nato e cresciuto. La lingua nazionale non può esistere per sola imposizione amministrativa.

Sicuramente non condividiamo l'etnia, probabilmente l'Italia è uno dei paesi del "vecchio mondo" che presenta la maggiore mescolanza di origini.

Qualcuno dice che condividiamo la storia: sicuramente "le storie" delle nostre regioni si intrecciano tra loro, ma molte regioni italiane, dal punto di vista della storia, sono molto più strettamente legate a stati esteri che ad altre regioni italiane.

Delle tradizioni neanche ne parlo: non credo ci sia niente di più disaggregante delle tradizioni locali, soltanto queste secondo me basterebbero a concordare sul fatto che non siamo una nazione.

La religione sicuramente non ci identifica come popolo, perché non così condivisa come il papa vorrebbe farci credere e perché allora dovremmo essere un'unica nazione con la Spagna, il Portogallo e il Sud-America.

Per concludere, anche se potessimo definirci una nazione, non vedo alcun motivo per esserne orgoglioso, sarebbe solo un retaggio della mia nascita, che non ha nulla a che fare con me... di cosa dovrei essere orgoglioso? Dovrei essere orgoglioso di essere connazionale di mafiosi, camorristi, 'ndranghetisti, politici, brigatisti, terroristi neri? Le loro colpe non sono le mie colpe, ma come posso essere felice di essere "figlio" del loro stesso popolo? Dovrei essere orgoglioso di essere connazionale di premi nobel, illustri letterati, menti geniali e filantropi vari? Cosa c'entro io con i loro pregi o le loro lodevoli eredità all'umanità?

Siamo individui, per la miseria, io posso essere orgoglioso o meno di essere me stesso, di come sono... io so di essere romano, ma non sono orgoglioso di esserlo, sono contento di esserlo, ma di certo non orgoglioso perché non c'è nessuno merito nell'esserlo e l'esserlo sicuramente ha influito su quello che sono oggi e che sarò domani, ma non posso dare colpa alla romanità dei miei diffetti così come non posso dargli il merito dei miei pregi. Lo stesso vale per la mia italianità, che per me resta poco più di un dato anagrafico di natura puramente amministrativa.

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